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giovedì 01 ottobre 2009

IL VENETO CHE VOGLIAMO
Stop alle cittadelle artificiali e più tutela del territorio: è il messaggio lanciato dalla Confcommercio del Veneto in un convegno

“Il Veneto che vogliamo” è il perentorio titolo della serie di convegni organizzati da Confcommercio del Veneto finalizzati a esprimere, a chi di dovere e senza mezzi termini, le aspettative delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi sul futuro della nostra regione. Il primo di questi incontri si è svolto lunedì 21 settembre scorso a Villa Braida di Zerman, a Mogliano Veneto (TV), una delle sette tappe che l’associazione intende toccare nei prossimi mesi in ogni capoluogo di provincia del Veneto. Tra i relatori, il vicepresidente nazionale di Confcommercio Francesco Colucci, il presidente di Confcommercio Veneto Fernando Morando, il presidente di Confcommercio Treviso Guido Pomini, il rettore dello IUAV (Università di Architettura di Venezia) Carlo Magnani, il professore di marketing della IULM (Libera Università di Lingue e Comunicazione) di Milano e il presidente di Confturismo Veneto Marco Michielli. Tra i politici, gli assessori regionali Renzo Marangon (Politiche per il Territorio) e Vendemiano Sartor (Politiche Economiche).

Al centro di questa prima tappa, la questione delle cittadelle artificiali del commercio: “Il fatto di averne create tante, troppe in aree periferiche, fuori dal tessuto urbano - ha spiegato il presidente di Confcommercio Veneto Fernando Morando - le ha fatte divenire nemiche delle città. E ora sono proprio le città a essere in crisi. Non siamo e non vogliamo essere la lobby del ‘no’, siamo consapevoli che bisogna andare avanti e bisogna fare, ma avendo l’accortezza di non distruggere, assieme al territorio di questa regione, anche i luoghi delle relazioni”. Un concetto che è stato poi ribadito da Guido Pomini, presidente di Confcommercio Treviso: “Fino a ieri è stata favorita ed autorizzata una cementificazione selvaggia da parte della media-grande distribuzione commerciale e da parte degli altri settori economici, con insediamenti progettati e realizzati non sempre per soddisfare una effettiva domanda di mercato e soprattutto senza tener in minima considerazione il danno economico e di immagine causato agli adiacenti centri storici ed urbani. Se teniamo conto che un centro commerciale esercita un raggio di gravitazione di oltre 20 Km, risulta del tutto evidente come ormai non ci siano più territori nella nostra Regione non coperti dall’offerta commerciale della media o della grande distribuzione e sono sempre di più i casi di sovrapposizione delle influenze operative di più zone commerciali realizzate”.

Da qui l’appello di Confcommercio affinché la tutela e la valorizzazione del territorio diventi parte integrante e determinante della programmazione e obiettivo imprescindibile della Regione e soprattutto, delle Province e dei Comuni. Chiamati in causa, gli assessori regionali Vendemiano Sartor e Renzo Marangon hanno ricordato come oggi la Regione del Veneto abbia consentito l’insediamento di grandi strutture di vendita in forma di centro commerciale, in deroga alla normativa regionale, solamente a condizione che il 50 per cento della superficie (massimo 4mila metri quadrati) sia destinata ad esercizi di vicinato e al recupero edilizio di immobili già esistenti. “E’ mia intenzione - ha anticipato Vendemiano Sartor - presentare alla Giunta regionale un disegno di legge sulla disciplina delle attività commerciali con alcune proposte che muovono nella direzione di una maggiore sinergia tra commercio e città”. L’assessore ha poi annunciato le tre linee guida del disegno di legge: la prima prevede forme di incoraggiamento a favore di nuove strutture della Gdo all’interno della “città consolidata”, vale a dire il centro urbano composto dalle aree storiche e da quelle che compongono la “città riconosciuta”; la seconda, riconosce ai centri commerciali esistenti in aree extra urbane un “bonus ampliamento” qualora intendano riqualificarsi, escludendo comunque l’apertura di nuovi centri in aree agricole o industriali; il terzo punto è quello di ampliare la possibilità di aperture domenicali delle attività commerciali in modo da armonizzare il Veneto con le regioni confinanti.

“La popolazione della nostra regione sta crescendo e crescerà in futuro – ha precisato l’assessore Renzo Marangon – per cui è inevitabile che il commercio ne segua l’evoluzione. Di questo l’assetto urbanistico non può non tenere conto, così come della viabilità”. L’assessore ha poi ricordato che la Giunta del Veneto ha definito ad agosto il nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento che parla di sviluppo sostenibile, di tutela territoriale, di turismo e di riqualificazione economica dei centri storici, della loro valorizzazione. Ha poi sottolineato che “un importante strumento di programmazione del territorio che può essere utilizzato dalle amministrazioni locali sono i Piani di Assetto Territoriale Intercomunali, con i quali ogni Amministrazione, pur mantenendo la propria specificità, può contribuire alla soluzione delle questioni riguardanti un’area che comprende più territori comunali”. In merito alle prospettive indicate dai due assessori, gli esponenti di Confcommercio presenti al convegno hanno fatto intendere che se proprio dovranno nascere nuovi insediamenti della media-grande distribuzione è meglio che ciò avvenga nei centri storici piuttosto che altrove.

“Ma attenzione - ha sottolineato il presidente di Treviso Pomini – gli sbarramenti normativi dovranno essere puntuali e dovranno tenere conto sia degli aspetti quantitativi concordati tra Regioni e Categorie, sia degli standard qualitativi, utili a dare richiamo e nuova vitalità agli stessi centri storici”. Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto e vicepresidente regionale di Confcommercio, ha invece invocato, chiedendola direttamente agli assessori regionali presenti, una moratoria alla cementificazione. “Nel Veneto ci sono migliaia e migliaia di case, uffici e capannoni invenduti – ha spiegato – Sul fronte degli alberghi, solo a Treviso le camere sono occupate per appena il 33%. Bisogna fermare le speculazioni e ristrutturare l’esistente. Per quanto riguarda i centri commerciali, non sono contrario a priori - ha dichiarato Michielli - E’ nella pluralità dell’offerta che si deve giocare il futuro. C’è comunque da chiedersi se vogliamo vivere dove la grande distribuzione è stata venduta in blocco ai francesi, che non hanno certo interesse a valorizzare i nostri prodotti locali. I centri urbani stanno perdendo i negozi tradizionali e la parte giovane della popolazione. Allo svuotarsi di un quartiere corrisponde l’invasione di una pressione migratoria che tende a creare dei micro-ghetti. Questo non sta avvenendo solo nelle grandi città, ma anche nelle località di mare. Si vanno perdendo quei rapporti che garantivano anche un certo controllo del territorio, in termini di sicurezza e servizi”.

Tre invece sono i punti-cardine per il futuro delle città e del loro tessuto commerciale per il rettore dello IUAV Carlo Magnani: primo, superare la divisione tra il centro urbano e le parti esterne; secondo creare nuove forme di connessione tra le diverse zone della città attraverso i servizi alla persona, dai trasporti in poi; terzo cominciare a ragionare per sistemi e non per aree. Un altro suggerimento per rendere efficaci le decisioni e le alleanze strategiche tra più partners che lavorano per lo stesso obiettivo, ad esempio i rilancio dei centri storici, è arrivato dal professore ordinario di marketing Luca Pellegrini, docente dell’università IULM di Milano: “Gli strumenti- ci sono - ha detto -, sono mutuabili dal mondo anglossassone e si chiamano “town center management” o “distretti urbani del commercio”; tali organismi operano con un “regista” e dovranno essere “istituzionalizzati”, cioè riconosciuti dalla Regione, che avrà il compito di promuoverli e finanziarne i programmi”. A concludere il convegno è stato il vicepresidente nazionale di Confcommercio - Imprese per l’Italia, Francesco Colucci, il quale ha ricordato come “la tutela e la valorizzazione del territorio non siano solo un problema veneto ma interessino tutto il Paese e debbano diventare parte integrante e determinante della programmazione non solo delle Regioni, ma anche di ogni amministrazione locale”. La prossima tappa del road show di Confcommercio Veneto si svolgerà a Longarone, in provincia di Belluno, il prossimo 18 ottobre.

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