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giovedì 30 aprile 2009

CENTRO MERCI A MONTEBELLO: L’OBIETTIVO DEI SOCI E’ ANCORA IL POLO LOGISTICO?

La trattativa privata che si è aperta tra il CIS e le società che avevano manifestato interesse a dar vita al polo logistico di Montebello si è rivelata inconcludente, e anche se i soci pubblici vogliono chiudere in fretta la questione, restano ben poco chiare le ipotesi sul futuro urbanistico di quest’area a ridosso della Strada Regionale 11.
Lo sostiene la Confcommercio di Vicenza che, intervenendo all’indomani dell’esito negativo del bando che avrebbe dovuto assegnare ai privati i 270mila metri quadrati di terreni su cui dovrebbe sorgere il futuro centro merci, aveva intravvisto il pericolo di una speculazione immobiliare. La previsione di ben 80.000 mq. di superficie con destinazione commerciale inserita nel PATI (il Piano di Assetto del Territorio Intercomunale adottato dai comuni di Montebello Vicentino, Zermeghedo,Montorso Vicentino e Gambellara) farebbe infatti pensare, secondo l’Associazione, ad una manovra per rendere più appetibile, per i privati, la realizzazione nell’area di un polo di servizi, compresa quindi una cospicua quota per il settore commerciale.
“Siamo stupiti - afferma il presidente provinciale Sergio Rebecca - delle affermazioni del presidente del CIS Galdino Zanchetta, riportate dalla stampa locale, in merito alle nostre preoccupazioni per la possibile apertura di una grande struttura distributiva nell’area interessata, sulla base del nuovo strumento urbanistico adottato dal Comune di Montebello Vicentino. Se è ben vero che il presidente Zanchetta deve rispondere ai soci, chiediamo se c’è la sicurezza che gli stessi, a cominciare da quelli pubblici, che sono in maggioranza, siano ancora determinati a realizzare la piattaforma logistica”.
Non è certo un segreto, a detta dell’Associazione di Via Faccio, che sia la Provincia che il Comune di Vicenza vogliano ritirarsi quanto prima da un’esperienza fallimentare e da un progetto ormai ritenuto superato. Ciò permetterebbe loro di recuperare i capitali investiti per l’acquisto dei terreni, evitando così anche l’impegno di realizzare le opere di urbanizzazione e le strutture relative.
La questione ruota infatti su un aspetto fondamentale: l’area strategica del CIS, prossima all’autostrada A4 e alla futura Pedemontana, se non suscita grande interessamento sul fronte della logistica diventa invece appetibile con una destinazione urbanistica diversa, considerando anche il fatto che una buona fetta dei terreni non è legata alla convenzione del centro merci.
“L’ipotesi si fa sempre più strada e di riflesso aumentano le nostre riserve – sottolinea il presidente Rebecca -. Lo strumento già adottato dal Comune di Montebello ha definito l’area come “plurifunzionale”, pertanto accanto all’originaria destinazione a logistica si è già affiancata una nuova e rilevante vocazione commerciale”.
Il PATI, però – si puntualizza alla Confcommercio di Vicenza - promuove anche la realizzazione di una grande area produttiva intercomunale che dovrebbe accogliere prioritariamente le attività da trasferire collocate in zona impropria nei territori dei quattro comuni. Si tratta di un’area di oltre 350.000mq localizzata in località Fracanzana, vicino al casello autostradale di Montebello. Su questo punto arriva dall’Associazione berica una nuova proposta: spostare la prevista zona produttiva intercomunale sull’area del CIS, creando una piattaforma integrata logistico-produttiva.
“Non ci sarebbe ulteriore consumo di territorio e di terreni agricoli – precisa il presidente Rebecca - e verrebbe salvaguardata l’originaria destinazione a centro merci. Inoltre, questa ipotesi è certamente quella più coerente con le indicazioni del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento”:
Il PTRC, varato qualche giorno fa dalla Regione, prevede infatti il riordino del sistema insediativo e indica i criteri di progettazione per le aree e gli impianti artigianali, industriali e in generale produttivi, “entro una visione territoriale ampia – così stabilisce il documento - che consenta la riduzione del numero delle aree, il controllo dei flussi di trasporto generati, la razionalizzazione delle reti infrastrutturali di servizio, la riduzione sostanziale dell’inquinamento (aria, acqua, suolo) e della domanda energetica, l’integrazione dei servizi alle imprese, la riqualificazione complessiva paesaggistica e ambientale”.
L’idea suggerita dai vertici dell’Ascom permetterebbe quindi, non solo di evitare ulteriore consumo di territorio e possibili interventi speculativi immobiliari, ma anche di mettere a rischio l’equilibrio della situazione commerciale esistente nei Comuni interessati. Un obiettivo, questo, prioritario e che Confcommercio Vicenza porta avanti da sempre, per la salvaguardia dei negozi di vicinato e dei centri storici, nell’interesse di tutta la collettività.
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