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martedì 09 dicembre 2008

RISCHI SERI DA BANCOLAT

“Ci hanno fatto credere che i cosiddetti “bancolat” siano una modalità conveniente e sana per consumare latte. Noi, invece, abbiamo da sempre replicato che i rischi per la salute sono alti e che la tanto criticata “filiera” va invece valutata positivamente per la serie di controlli, continui e precisi, sull’igiene e sulla salubrità dei prodotti destinati alla vendita, a cui viene sottoposta. Per la vendita di latte crudo, a quanto pare non è così e le notizie di questi giorni ne sono purtroppo una conferma”. Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza, interviene in merito alle notizie relative a casi di contaminazione da Escherichia coli, avvenuti per il consumo di latte crudo erogato da distributori presenti nelle aziende di allevamento. Notizie, quelle apparse sugli organi di stampa, che hanno obbligato il Ministero della Salute ad indire una riunione, il prossimo 18 dicembre, per fissare ulteriori misure a tutela della salute pubblica e ad informazione dei consumatori.
“La verità è che per consentire all’allevatore di guadagnare qualche centesimo in più sulla vendita del latte si può arrivare a mettere a rischio la salute dei consumatori – rincara Rebecca -. Se, nonostante le procedure e i controlli stabiliti per legge, ci sono persone che finiscono in ospedale, come avvenuto nel caso di una bambina del Veronese, il problema va probabilmente cercato alla base. Vale a dire nel fatto che un prodotto così importante per l’alimentazione di tutti noi, adulti, ma anche bambini e anziani, e allo stesso tempo così delicato dal punto di vista delle contaminazioni microbiologiche, è tranquillamente venduto in questi distributori collocati nelle aziende agricole, quando non addirittura ai lati delle strade. Distributori dove tutti possono portare le loro belle bottiglie, sporche o pulite che siano, e dove la sicurezza è garantita principalmente dalle prassi igieniche quotidianamente messe in campo dall’agricoltore, il cui mestiere è chiaramente tutt'altro rispetto alla vendita al dettaglio”.
I “bancolat”, con quali gli allevatori erogano al consumatore il latte crudo, sono una modalità che si è largamente diffusa negli ultimi mesi per l’impegno di Coldiretti nella promozione della cosiddetta filiera corta, impegno che ha recentemente ricevuto anche il sostegno del ministro delle politiche agricole Luca Zaia.
“Ecco i risultati della sbandierata filiera corta – continua Rebecca -, risultati di cui Coldiretti e il ministro Zaia si devono prendere le loro piene responsabilità. Qui stiamo creando delle vere e proprie “mine vaganti” dal punto di vista sanitario, dove, se sei fortunato, bevi latte risparmiando qualche centesimo e se ti va male rischi purtroppo di finire all’ospedale con una bella infezione intestinale batterica”.
E certo non è un caso se tanti anni fa furono istituite in Italia le Centrali del Latte: le ragioni furono infatti sostanzialmente sanitarie e portarono, ad esempio, a far scomparire alcune gravi malattie trasmesse proprio dal prodotto non adeguatamente trattato. Va detto, ovviamente, che l’erogazione di latte crudo dai distributori è sottoposta a specifiche procedure, ma ciò evidentemente non basta per garantire al cento per cento la salute del consumatore.
“Molti nutrizionisti sono concordi sulla sostanziale analogia qualitativa del latte crudo rispetto al latte pastorizzato – conclude Sergio Rebecca - : dunque perché sottoporre i consumatori a questo rischio? La risposta sta nel mero interesse economico degli agricoltori, i quali lucrano sulla “vendita” del latte crudo con il distributore automatico, ricavando circa il triplo rispetto al margine ottenuto nella vendita dello stesso prodotto alla centrale di competenza. Viene a questo punto logico chiedersi se la semplice pretesa degli agricoltori di farsi venditori per guadagnare di più giustifica tutto ciò che sta accadendo, e soprattutto se la scusa della filiera corta può veramente giustificare anche il minimo rischio sulla salute dei consumatori. Io non credo ed invito tutti, a cominciare da Coldiretti e dal ministro Zaia, a fare una seria riflessione e magari anche un po’ di autocritica”.
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