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mercoledì 12 settembre 2012

PER IL P.U.M. IL COMMERCIO
E’ UN “DISTURBO”
Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza, interviene dopo le osservazioni al Piano Urbano della Mobilità presentate all’Amministrazione VariatI Comunicati del 12 settembre 2012

Confcommercio Vicenza ritorna sul Piano della Mobilità Urbana per invitare gli amministratori di Vicenza a valutare meglio alcune scelte prima che le stesse diventino definitive con l’approvazione da parte del Consiglio comunale del piano stesso. Secondo l’Associazione di via Faccio, che ha già messo nero su bianco la propria analisi del PUM e l’ha inviata al sindaco Variati, se la strategia di base dello studio può risultare condivisibile, ovvero ben vengano un deciso rinforzo del trasporto pubblico e la realizzazione di nuovi itinerari ciclabili, non lo è invece il metodo con il quale il piano traccia i successivi interventi.
“Il PUM – dice Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza – affronta i temi della mobilità cittadina con un ragionamento di tipo ingegneristico, schematizzando un ventaglio di interventi, di cui però non è in grado di misurare gli effetti concreti e specifici nei singoli contesti, con il rischio di innescare fenomeni di abbandono ed ulteriore degrado di alcune vie, in particolare delle periferie della città. E’ il caso degli spazi di sosta davanti ai negozi, che si dà per scontato possano essere eliminati senza un’adeguata analisi e alternative possibili, solo con l’obiettivo di creare lo spazio per una pista ciclabile o una corsia preferenziale per gli autobus. E’ questa “logica tecnica” che non ci trova d’accordo e che, anzi, ci porta a lanciare l’allarme sulle possibili conseguenze. E’ una logica che non tiene conto della realtà e che indica, ad esempio, la necessità di eliminare i posti auto adiacenti ai negozi, in vie da sempre “commerciali” e che garantiscono un servizio di prossimità prezioso per i cittadini, solo ed esclusivamente in funzione degli obiettivi generali del PUM e non in funzione di una domanda puntualmente verificata o di  progetti fattibili tenendo conto anche dell’esistente”.
“Addirittura – continua Rebecca - ci allarma non poco leggere, a pag. 26 del Piano, la considerazione che si ha del commercio, nel caso, della realtà esistente ad Anconetta, dove sono insediati 28 esercizi commerciali e 6 pubblici esercizi: non solo essa non viene inserita tra i “poli attrattori”, come invece lo sono la stazione ferroviaria, la fermata dell’autobus, la chiesa, la struttura scolastica, ma, in una miope logica prettamente settoriale, considera il commercio “un disturbo”!”
E in effetti, a pagina 26 del PUM si legge: “Tra questi particolarmente critica risulta essere la via Anconetta, che, oltre a subire il disturbo “laterale” determinato dalla presenza continua di attività commerciali e residenze, è soggetta all’attraversamento a raso della linea ferroviaria per Schio (con sette transiti di convogli ferroviari nella fascia 7.00-9.00 e conseguente prolungata chiusura del passaggio a livello)”.
“Come pensa il PUM di ridurre il disturbo del commercio? Eliminandolo alla radice?” – chiede Rebecca. E lo stesso vale non solo per via Anconetta, ma per tutto il sistema insediativo di negozi, in particolare quelli che situati sugli assi di penetrazione e nelle centralità dei quartieri periferici, dove sono insediati oltre il 60% degli esercizi commerciali e dei pubblici esercizi della città. Sono piccole e medie attività che servono un’ampia clientela “di passaggio”, automunita, perché ha l’esigenza di effettuare in sequenza vari spostamenti (lavoro, trasporto dei figli, spesa, ecc) nell’arco della giornata. Qualora venissero meno i posti di sosta adiacenti alle attività, queste subirebbero un grave calo della clientela. “E le conseguenze? - prosegue Rebecca – sono state valutate? O sta bene che chiudano i negozi tradizionali, si svuotino commercialmente le vie, a tutto vantaggio dei centri commerciali periferici?”.          
“Sia chiaro – puntualizza il presidente di Confcommercio Vicenza - non è che i negozianti non vogliono le piste ciclabili ed una mobilità migliore in città: ben vengano, ma a patto che sia attentamente valutata l’esigenza di un’adeguata accessibilità agli esercizi commerciali da parte della clientela, poiché questa è una condizione essenziale alla loro stessa sopravvivenza. Quindi, nel caso, devono essere valutate preventivamente altre soluzioni alternative di sosta a servizio dei negozi, in termini di riqualificazione delle aree commerciali della città e dei quartieri, trovando spazi di sosta alternativi (aree libere, aree occupate da immobili sostituibili, aree pertinenziali mal recintate, ecc.) prima di togliere quelli esistenti in prossimità delle attività. Ma di tutto questo nel PUM non vi è traccia”.
In altri termini, secondo l’analisi del piano fatta dall’Associazione di via Faccio, il PUM, non affrontando il problema della riqualificazione delle aree centrali dei quartieri, vale a dire di quelle zone dove attualmente la viabilità è anche a servizio delle funzioni commerciali e direzionali già esistenti in città, non solo rischia di indebolire fortemente la rete distributiva, contribuendo al degrado delle periferie senza, probabilmente, averne piena consapevolezza, ma non fornisce nemmeno alcuna utile indicazione per promuovere questi obiettivi nel Piano degli Interventi, segnalando, ad esempio piccole aree trasformabili in parcheggi a ridosso delle attività commerciali.
“Per tutte queste motivazioni, che vanno ad incidere sul futuro non solo di tanti negozianti della città ma su tutti i cittadini – conclude il presidente della Confcommercio di Vicenza –, ci auguriamo che chi è chiamato a decidere faccia una seria riflessione sull’adozione di un Piano della Mobilità così strutturato e ne valuti attentamente le conseguenze”.

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