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venerdì 04 maggio 2012

“PER EVITARE IL DECLINO DI VICENZA
E’ TEMPO CHE L’AMMINISTRAZIONE COMPIA DELLE SCELTE”
Matteo Trevisan, presidente della delegazione di Vicenza di Confcommercio incalza il Comune: “Che fine hanno fatto il Piano degli Interventi e il Regolamento Edilizio? O si comincia a disegnare il volto della città o si rischia il degrado”
Comunicato del 4 maggio 2012

“Non preoccupa solo il degrado, che c’è, nessuno lo nega e riguarda però solo alcune vie del centro storico di Vicenza, ma il fatto che da anni mancano le scelte urbanistico-commerciali fondamentali per evitare alla nostra città di imboccare la strada del declino. O si decide, e siamo già in grande ritardo, di disegnare il volto della Vicenza del futuro, o il rischio è di entrare in una spirale da cui poi sarà difficilissimo uscirne”. Matteo Trevisan, presidente della delegazione Confcommercio di Vicenza, interviene sui tanti nodi irrisolti del governo della città che, di fatto, rischiano di alimentare l’immagine di un Capoluogo in disarmo. “La realtà non è questa – afferma -. Se guardo al commercio, ad esempio, la crisi sta costringendo alla chiusura alcuni negozi, ma ci sono anche casi di cessazione dell’attività per la mancanza del necessario ricambio generazionale in un mestiere, diciamolo chiaro, non facile e con troppe incertezze in quest’epoca di liberalizzazioni selvagge. Per qualcuno che chiude, però, c’è anche e non sono pochi, chi investe,  apre o si rinnova: penso al Garibaldi e al Panic Jazz in piazza dei Signori, al Vision Time in contrà Santa Barbara, ai negozi Robe di Kappa e Superga in corso Palladio. Io stesso, con Abitare Oggi, mi sono rinnovato e trasferito in Galleria Pozzo Rosso. E questi sono solo gli esempi più visibili, non gli unici. E poi c’è chi amplia la propria attività, perché anche se la crisi si fa sentire, l’imprenditore accorto resiste e spesso fa crescere la propria attività”.
Eppure, come è stato più volte notato, le saracinesche abbassate e gli spazi commerciali in disarmo ci sono. “C’è un problema di decoro della città che sta venendo a mancare e che alimenta questa sensazione di degrado – è il commento del presidente Trevisan -. Per quanto riguarda i negozi chiusi la soluzione sarebbe semplice e noi l’avevamo proposta all’Amministrazione ben un anno fa: quella di obbligare i proprietari di questi stabili sfitti a realizzare degli allestimenti che mascherino il mancato uso dell’immobile, vale a dire delle quinte espositive sulle vetrine, mantenendo anche una giusta illuminazione. Avevamo chiesto che questa norma fosse inserita nel nuovo Regolamento Edilizio che sembrava in procinto di essere approvato. Poi di quel regolamento si sono perse le tracce. E non solo di quello”.
Matteo Trevisan punta l’indice anche sul silenzio dell’Amministrazione relativamente al Piano degli interventi, che dovrebbe dare sostanza alle linee generali del Pat. “Il Piano è stato più volte annunciato – afferma -, ma non è stato ancora presentato. Qui si tratta di fare delle scelte urbanistiche sul futuro della città e di mettere in campo gli strumenti perché siano operative, che si tratti del PI o di qualsiasi altro regolamento. L’importante è decidere”.
Le proposte della Confcommercio di Vicenza, in questo senso sono chiare. Prima di tutto il Centro Storico deve essere valorizzato attraverso una pluralità di interventi, a cominciare da una capillare azione di manutenzione degli spazi pubblici, della pubblica illuminazione e dell’arredo urbano.
Quindi è urgente una rinnovata attenzione per gli “itinerari commerciali”, con l’obiettivo di dare continuità alle aggregazioni di negozi e di funzioni attrattive. Anche qui, non servono grandi investimenti ma scelte: come, ad esempio, quella di attivare, nel Piano degli Interventi, delle facilitazioni per incentivare il recupero edilizio (come l’aggregazione degli spazi posti al piano terra, il cambio di destinazione d’uso, gli ampliamenti finalizzati a razionalizzare l’attività economica).
Così come una buona scelta da fare, secondo Confcommercio Vicenza, è quella di riconoscere, agli interventi di riqualificazione delle strutture commerciali e di miglioramento della qualità urbana, il requisito di insediamento strategico, che consentirebbe anche di applicare il credito edilizio.
“E poi servono azioni di contrasto verso tutti quegli interventi che di certo non aiutano a “risollevare” il centro storico – afferma Trevisan -. Ad esempio basta con la conversione delle superfici commerciali in autorimesse”.
Infine il capitolo della riqualificazione dei contenitori dismessi o in via di dismissione, sia di proprietà pubblica che privata. In città se ne contano almeno una ventina: dal complesso di San Tommaso all’ ex cinema Corso, dall’ex macello di viale Giuriolo all’ex Siamic in viale Verdi, dalle ex carceri a San Biagio all’ex cinema Palladio in viale Verdi. E poi che sarà dell’edificio del tribunale una volta trasferito? E dell’ex sede della Banca d’Italia? Quale il futuro dell’area ex Domenichelli, ora che è tramontata l’ipotesi di trasferirvi gli uffici comunali?
“Certo – conclude Matteo Trevisan – non tutte queste situazioni sono facilmente risolvibili. Però ciò non toglie che un progetto organico di riuso di questi contenitori, inserito all’interno di un’idea generale di sviluppo della città, ci vuole, perché la mancanza di risorse non può e non deve paralizzare le idee. E le idee creano prospettive: che sono poi le condizioni di base perché qualcuno, a cominciare dai privati e da coloro che magari già oggi  intendono riqualificare la loro attività in centro storico, possa prendere la decisione di investire ancora”.

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