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venerdì 08 luglio 2011

INCONTRO CIRCOLO DEL TERZIARIO NORD AFRICA E MEDIO ORIENTE, TRA SCENARI DI CRISI E OPPORTUNITA’ PER LE IMPRESE
Comunicato dell'8 luglio 2011

E’ un quadro complesso, quello che si sta delineando in Nord Africa e in Medio Oriente, a causa delle crisi interne di molti Paesi. Ma bisogna aver la capacità di distinguere tra le nazioni dove il fuoco della rivolta ancora arde (con scenari futuri imprevedibili), quelle dove si è già passati ad una “fase due” di cambio di regime e quelle, invece che non sono state toccate fin qui dalla crisi e che rimangono delle importanti aree con cui le imprese possono ancora fare affari.
E’ questo, in estrema sintesi, quanto emerso nell’incontro dello scorso 8 luglioorganizzato dal Circolo del Terziario di Confcommercio Vicenza, che ha chiamato due relatori di provata esperienza, moderati dal direttore del Giornale di Vicenza Ario Gervasutti, ad illustrare alle imprese  gli scenari  e le prospettive politico economiche di un’area che intesse importanti relazioni con il Belpaese. Si tratta di Fausto Biloslavo, giornalista di guerra e autorevole firma del quotidiano “Il Giornale” e delle testate Mediaset, e  Matteo Legrenzi, professore associato all’Università Cà Foscari di Venezia ed esperto di relazioni internazionali del Medio Oriente.
“Gli interessi economici in gioco in questo quadrante, per il nostro Paese, sono davvero importanti - ha ricordato in apertura il presidente della Confcommercio di Vicenza Sergio Rebecca -.  Non ci sfugge che da questa crisi scaturiscono complessità legate ai problemi energetici, soprattutto per i Paesi come il nostro  dipendenti totalmente dal petrolio”. Il presidente Rebecca ha posto quindi ai relatori le domande che in queste settimane si stanno facendo molti imprenditori, vale a dire “che risvolti profondi ha  questa crisi per tutti noi e per le nostre imprese; quale asset politico avranno nazioni che hanno abbattuto vecchi regimi senza che ci sia ancora chiarezza sul nuovo che verrà e come e quando finirà una guerra un po’ anomala, come quella in atto in Libia”.
Domande alle quali ha cercato di rispondere in apertura del convegno  Fausto Biloslavo “Gli elementi alla base delle rivolte iniziate in Tunisia e poi propagatesi in tutta l’area – ha spiegato – sono la presenza, in molte di queste nazioni, di democrazie formali, se non addirittura regimi totalitari; la stagnazione economica che ha colpito i ceti meno abbienti della popolazione e Internet, che non ha avuto il ruolo fondamentale dipinto a volte, ma è stato certamente un tassello importante”. E poi la stampa, in particolare la televisione araba Al Jazeera, che come nel caso della Libia ha, secondo Biloslavo, alimentato la “guerra delle cifre” sulle vittime della repressione di Gheddafi, influenzando l’intervento internazionale.
E se in alcuni Paesi la situazione sembra ora essersi avviata verso una “fase due”, come in Tunisia ed Egitto, anche se in quest’ultimo caso resta qualche incognita,  Fausto Biloslavo non manca di sottolineare la situazione di profonda instabilità ancora esistente non solo in Libia, ma anche in Yemen (dove Al Qaeda potrebbe trovare terreno fertile), in Siria (con tutto ciò che ne deriva negli equilibri di un’area delicatissima vista la vicinanza di Israele) ed infine in Iran, “che con il mondo arabo c’entra poco, visto che la popolazione è persiana – spiega Biloslavo –, ma che sta vivendo un profondo contrasto all’interno del regime di cui è difficile prevedere gli esiti futuri”.
In una situazione di grande instabilità ci sono però, come ha evidenziato nel suo intervento il professor Matteo Legrenzi, anche grandi potenzialità dal punto di vista industriale e commerciale. “In Tunisia ad esempio, che ha avuto una transizione abbastanza incruenta – ha spiegato rispondendo ad una sollecitazione del direttore del Giornale di Vicenza Gervasutti – . Ora questo Paese può rappresentare un punto di riferimento per ricominciare a fare affari nell’area. Ovviamente vale il detto “chi prima arriva meglio alloggia”.”
E poi in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, che hanno “pompato” grandi risorse in stipendi e sussidi proprio per mantenere calma la situazione sul fronte interno. “Si tratta di Paesi in forte espansione – è stata l’analisi di Legrenzi supportata da molti dati – che cresceranno  a ritmi sostenuti anche nei prossimi dieci anni. E soprattutto sono Paesi che, pur con un’economia fondata sul petrolio, hanno risparmiato molto accumulando ingenti riserve di denaro che alimenteranno la spesa futura”. Fare affari qui, dunque, è un’opportunità, puntando soprattutto su prodotti che rispondano alla ricerca di “sofisticatezza” delle classi più agiate (un bacino di oltre 30milioni di persone). Senza contare che questa immensa disponibilità finanziaria si dispiega anche attraverso acquisizioni di marchi in Europa con Fondi Sovrani e Private Equity.
Dunque nella polveriera Nord Africa e Medio Oriente, ci sono oasi di sviluppo consistenti e per questo il professor Legrenzi ha voluto dare un segnale di fiducia: “Anche in questa situazione, le imprese devono saper cogliere le opportunità esistenti nell’area e muoversi con fiducia”.

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