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mercoledì 22 settembre 2010

ALBERGHI E ZONA A TRAFFICO LIMITATO, ALLA FACCIA DI VICENZA CITTA' TURISTICA

Alla faccia di Vicenza città turistica! C’è chi i visitatori li accoglie con il tappeto rosso e chi, invece, preferisce tenerli fuori dal cuore cittadino con buona pace per il rilancio del turismo in città. Gli albergatori con attività nella zona a traffico limitato (Ztl) sono su tutte le furie per l’ultima trovata che viene dal Comune e si sono rivolti alla Confcommercio di Vicenza per chiedere il sostegno dell’associazione al fine di risolvere un problema che rischia di mettere in cattiva luce l’immagine di ospitalità che dovrebbe caratterizzare la città del Palladio.
Quale dunque il problema? E’ presto detto: fino a qualche settimana fa gli hotel potevano segnalare al Comando della Polizia Locale di Vicenza, inserendolo nella così detta “white list”, il numero di targa di tutte le auto dei loro clienti ospiti in albergo. In pratica le strette maglie della Ztl si aprivano per accogliere tutte le vetture di chi sceglieva di alloggiare in centro storico. Dai primi di settembre, invece, non è più, esattamente, così. E la modifica non è di poco conto. L’albergatore, infatti, può segnalare al Comando della Polizia Locale solo le auto che i clienti hanno in uso per il periodo in cui soggiornano presso la struttura alberghiera e che quindi sono nella loro disponibilità.
Il che, tradotto, significa che non tutti possono arrivare con l’auto in centro. Se un turista ha prenotato, ad esempio, all’albergo Due Mori piuttosto che all’Hotel Palladio, solo per citare due strutture molto gettonate in città, e vuole arrivare, come capita spesso, accompagnato da quei servizi di autonoleggio con conducente disponibili negli aeroporti (utilizzati soprattutto dai clienti esteri) rischia la multa, perché agli hotel non è più consentito segnalare anche questo tipo di mezzi nella “white list”.
Stessa situazione se il cliente è, magari, un uomo d’affari invitato da qualche impresa vicentina: se quest’azienda vuole accompagnare l’ospite in albergo o andarlo a prendere non potrà più contare sull’assistenza dell’albergatore, ma dovrà arrangiarsi per chiedere il permesso ai Vigili Urbani. Nulla cambia se il cliente in città ha amici o parenti e questi lo vogliono accompagnare in albergo aiutandolo a portare i bagagli, magari voluminosi: anche qui l’albergatore non può fare nulla e l’unica soluzione è che il cliente, in qualche modo si arrangi, perché l’albergatore non ha più i mezzi per agevolarlo.
“La situazione è davvero paradossale – dichiara Andrea Gallo, direttore della Confcommercio di Vicenza – e rischia non solo di far fare una sacrosanta brutta figura alla città, ma anche di mettere in crisi gli operatori con attività in centro storico. Mi chiedo quale turista, o uomo d’affari o azienda, di fronte a questa incomprensibile imposizione burocratica, sceglie di alloggiare nel cuore della città: a questo punto si fermeranno fuori, con buona pace per tutte le iniziative che si vogliono fare per rendere più vivibile e accogliente il nostro centro storico. Mi auguro – conclude Gallo - si tratti di un eccesso di zelo da parte di qualcuno e che si intervenga immediatamente per risolvere il problema”.
E il direttore Andrea Gallo rincara anche la dose: “Forse il Comune, invece di impiegare energie nel complicare la vita agli operatori, farebbe bene ad incanalarle da qualche altra parte, ad esempio intervenendo fin da subito nel ripristinare i posti auto, tolti per lavori, in Corso San Felice e Fortunato e Levà degli Angeli. In queste zone i commercianti chiedono che torni tutto immediatamente alla situazione precedente gli interventi di manutenzione, pensando poi a come risolvere i problemi di traffico effettivamente esistenti all’interno di un progetto generale sulla mobilità cittadina. Ed è in questo piano, caso mai, che l’Amministrazione dovrebbe seriamente pensare anche alle reali esigenze di chi si sposta in bicicletta, che non ha di certo bisogno dell’ennesimo troncone di pista ciclabile lungo qualche centinaio di metri, per poi comunque ritrovarsi, prima e dopo, a zigzagare pericolosamente tra auto e autobus poiché poco più in là la ciclabile non esiste più”.
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