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lunedì 22 ottobre 2007

LA LOTTA “NO ALCOL” DEI PUBBLICI ESERCIZI

Parte in tutta Italia la campagna “Tolleranza Zero” voluta dalla Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) – Confcommercio, “Tolleranza Zero”, contro l’eccessivo consumo di alcolici, soprattutto da parte dei giovanissimi.
Il messaggio è diretto e inequivocabile: “E’ vietato somministrare alcolici di qualsiasi gradazione ai minori di 16 anni e alle persone in manifesto stato di ubriachezza” ed ha lo scopo di sensibilizzare gli esercenti e i loro dipendenti sul rispetto delle norme e sul ruolo sociale dell’impresa di pubblico esercizio; allo stesso tempo di esortare i minori di 16 anni a non chiedere all’esercente bevande alcoliche di nessun tipo.
Il problema dell’abuso di alcol non è nuovo, ma è la recente escalation di incidenti stradali causati da automobilisti in stato di ebbrezza, e l’aumento del consumo di alcolici da parte dei giovanissimi, a riportare l’attenzione di tutti sull’urgenza di cercare una qualche efficace soluzione. Da parte sua la Fipe-Confcommercio ribadendo che la stragrande maggioranza degli esercenti bar, ristoranti e discoteche rispetta la legge e il codice etico, porta così in prima linea la grande rete dei pubblici esercizi, in costante contatto con il consumatore (è stata stimata una media giornaliera di 22 milioni di contatti con la clientela), nella lotta all’abuso di alcol.
L’Associazione pubblici esercizi Fipe-Confcommercio di Vicenza, anticipando di qualche mese la campagna nazionale, ha distribuito nel mese di giugno a tutti gli esercenti vicentini un vademecum che ricorda la normativa vigente e una locandina, che invita i minori di 16 anni a non chiedere alcolici. L’iniziativa ha raccolto l’adesione di tutte le 4 Ulss del Vicentino.
“Tutti dobbiamo fare la nostra parte contro un fenomeno che, lo dicono i dati, è in crescendo – spiega Lorenzo Rizzi, presidente della Fipe di Vicenza -. Va però fatta fin da subito una precisazione: su questo tema noi ci sentiamo responsabilizzati, non responsabili. Negli incontri che abbiamo organizzato per decidere come affrontare la questione, è emerso che gli esercenti sanno di dover adottare un livello di attenzione molto alto con i giovani, ma allo stesso tempo hanno evidenziato che i pubblici esercizi sono le uniche strutture per le quali esiste il divieto di somministrazione di alcolici ai minori di 16 anni, poiché la vendita di bevande alcoliche è libera.
Il fatto è che tanti ragazzini cominciano a consumare alcol a casa e hanno gioco facile nel farne abuso acquistandolo dove meglio credono”.
“Il nostro impegno – conclude Rizzi – è di continuare ad applicare inflessibilmente i divieti imposti dalla legge. Posso solo aggiungere che, considerata l’alta attenzione al fenomeno anche da parte delle Autorità, non vedo secondo quale logica un esercente dovrebbe rischiare una denuncia penale e addirittura la chiusura del locale per colpa di uno spritz o di una birra. Il problema a questo punto non è tanto come fanno questi ragazzini a consumare tanto alcol; la questione è capire perché tale consumo è così precoce e, soprattutto, perché è visto come un comportamento alla moda, non del tutto censurato dalla società civile, anzi enfatizzato come simbolo di affermazione sociale. Si deve insomma intervenire sui comportamenti, educando e informando sui rischi per la salute, di dipendenza da alcolici e da altre sostanze, con messaggi quanto più possibile in linea con le giovani generazioni”.

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