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martedì 20 marzo 2007

Le regole non si cambiano a suon di emendamenti

Al momento sono solo degli emendamenti al collegato alla finanziaria regionale 2007, ma dato che alcuni riguardano il tema degli orari delle attività commerciali e, altri, le possibilità di allargare le maglie dell’insediamento della grande distribuzione in Veneto, stanno comunque mobilitando la Confcommercio di Vicenza.
“Stiamo in contatto diretto continuo con il nostro rappresentante che segue per le varie Ascom del Veneto tutto l’iter normativo regionale in materia di commercio – spiega Sergio Rebecca, presidente dell’Associazione vicentina – e questo non certo da adesso. E’ molto grave, comunque, cercare di stravolgere le regole vigenti per il settore del commercio semplicemente presentando interventi a spot e, quindi, totalmente slegati da una logica d’insieme che deve tenere conto di delicati equilibri tra grandi, medi e piccoli esercizi commerciali. E questo sia quando si parla di orari di apertura dei negozi, sia quando si parla di nuovi insediamenti di grandi strutture della distribuzione organizzata. Migliorare le leggi vigenti sulla scia di nuove esigenze dei cittadini o di nuove prospettive di sviluppo del territorio non è certo impossibile, anzi è un obiettivo auspicabile se affrontato anteponendo una discussione seria tra le varie parti in causa. E non seguendo il richiamo di questo o quell’altro potentato che caldeggiano regole ad hoc”.
Le norme più sotto attacco sono sicuramente quelle della legge regionale 62/1999 in materia di orari dei negozi, che stabiliscono pure, sulla base di determinati parametri, quali possono essere i Comuni del Veneto a prevalente economia turistica e le città d’arte, per i quali è consentito di derogare all’obbligo della chiusura domenicale dei negozi. “Lo shopping domenicale – spiega Rebecca - è già possibile in otto domeniche all’anno, nel mese di dicembre e nei comuni turistici o nelle città d’arte, dove effettivamente c’è la necessità di dare un servizio di accoglienza adeguato ai turisti, anche tenendo aperti i negozi. Al di là di queste ipotesi, è necessario capire se il gioco vale la candela, o meglio quali siano i vantaggi per il consumatore finale.
L’apertura sette giorni su sette delle attività richiede, infatti, più personale, e trovare addetti alle vendite qualificati, disponibili a lavorare non solo di sabato ma anche la domenica, diventa sempre più difficile, soprattutto per i piccoli negozi. Inoltre, la capacità di spendere dei consumatori rimane sempre la stessa, e conseguentemente gli incassi si distribuirebbero semplicemente su più giorni lavorativi con il risultato però di vedere aumentati i costi di gestione. I quali, chiaramente, devono essere pagati da qualcuno. E siccome le imprese hanno margini sempre più limitati, il rischio è che a pagare siano anche i consumatori”.
“L’altro aspetto non trascurabile, se vogliamo sul serio garantire al cittadino la compresenza capillare sul territorio di tutte le tipologie della distribuzione è l’impatto che l’apertura domenicale delle attività avrebbe sul piccolo dettaglio: molti la vivrebbero in modo drammatico per mancanza di una struttura adeguata, di personale, di risorse. Fattori questi che sono più presenti, invece, nella grande distribuzione organizzata, che può meglio affilare le armi della concorrenza anche su questo fronte”.
Riguardo, invece, alle possibilità di aumentare gli insediamenti della grande distribuzione sul territorio veneto, il presidente Rebecca non ha dubbi: “Il Veneto detiene da tempo il primato di centri commerciali. Pensare di aumentare la superficie destinate a queste strutture richiede una valutazione approfondita per giungere a decisioni motivate sulla base di effettive, manifeste necessità in tal senso. E questo potrà essere fatto seriamente in occasione della revisione degli obiettivi di sviluppo stabiliti con la legge 15 del 2004, che scadono il prossimo agosto”.


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