PROGRAMMARE LO SVILUPPO SENZA CEDERE ALLE LOBBY
Nr. 09 del 08/05/2006
Le speculazioni dei soliti “furbi” rischiano di vanificare quanto di buono è stato fatto dalla politica in tema di programmazione urbanistica e commerciale in Veneto. E’ il grido d’allarme lanciato nei giorni scorsi da Massimo Albonetti, presidente regionale della Confcommercio, che ha richiamato l’attenzione sulle ipotesi di nuovi grandi insediamenti commerciali che potrebbero sorgere, prossimamente, in Veneto. E ciò in un territorio dove la densità di grandi superfici di vendita è di gran lunga superiore alla media nazionale: 232,50 metri quadri per mille abitanti, rispetto ai 155,47 metri quadri del resto d’Italia.
“Ci si chiede - queste le parole di Massimo Albonetti contenute in una nota di Confcommercio Veneto - in quale misura possano essere incoraggiate speculazioni di privati imprenditori che non siano coordinate e sintonizzate con gli interessi pubblici. Molti commercianti e molti cittadini sono rassegnati, perché convinti che alla fine tutto verrà accomodato, accontentando le lobby forti del potere economico. Ma molti altri si ribellano a questa logica, perché ancora credono al ruolo della politica che deve perseguire interessi generali e obiettivi sociali condivisi. Noi siamo fra questi altri - prosegue Albonetti - e non da oggi. Da anni stimoliamo e sollecitiamo la Regione Veneto a intervenire attivamente nel campo della programmazione delle grandi strutture di vendita, che non devono nascere ‘spontaneamente’ sotto lo stimolo di speculazioni immobiliari slegate da una programmazione territoriale”.
D’altronde, le stesse leggi regionali approvate recentemente, vale a dire la legge regionale 15/04, ma anche la precedente legge regionale 37/99, hanno cercato di porre ordine al settore, consentendo la liberalizzazione degli esercizi di vicinato, ma sottoponendo alla programmazione comunale le medie strutture di vendita, e alla programmazione regionale le grandi strutture; in più regolamentando i parchi commerciali e gli outlet. Una filosofia, questa, mirata ad assicurare l’equilibrio delle varie forme distributive, ad evitare la desertificazione dei centri storici, a garantire il servizio di esercizi commerciali nei piccoli centri periferici e nelle aree disagiate della montagna.
“Riteniamo che su questa strada bisogna continuare - afferma Albonetti -. Per questo è necessario incoraggiare quella spinta alla razionalizzazione e all’ammodernamento in grado di incentivare i veri operatori che lavorano sul territorio, che vogliono ampliarsi e ammodernarsi per rispondere meglio alle esigenze dei consumatori. Ma dobbiamo opporci ai ‘furbi’ che intendono utilizzare le normative esistenti, ad esempio, per accorpare non esercizi già aperti al pubblico, ma solo autorizzati sulla carta, oppure che prima costruiscono immobili e scatoloni vuoti e poi chiedono la sanatoria commerciale per far fruttare la precedente speculazione immobiliare”.
Nella nota di Confcommercio Veneto, Albonetti sottolinea l’opportunità di raccordare la programmazione commerciale con quella urbanistica: in questo senso vanno sia la legge regionale 15/04 sul commercio, che la legge regionale 11/04 sull’urbanistica (in fase di prima applicazione), ove si prevede che la localizzazione delle grandi superfici di vendita sia programmata dal Piano Territoriale provinciale e conseguentemente dai piani intercomunali elaborati di concerto tra i singoli Comuni appartenenti all’area interessata.
“Se così si farà - sottolinea Massimo Albonetti - siamo convinti che poco spazio resterà sia ai grandi speculatori interessati unicamente al proprio profitto, sia a quei comuni che ragionano in un’ottica troppo ristretta, limitata alle entrate economiche ricavate sugli oneri di urbanizzazione, senza alcuna preoccupazione per cosa potrà succedere sul territorio circostante in termini di congestione, di traffico, di inquinamento, di depauperamento dei centri esistenti, di occupazione, di carenza di servizi per i cittadini. E’ quindi più necessaria che mai - conclude il presidente di Confcommercio Veneto - una politica mirata a favorire il permanere e il consolidamento delle piccole imprese sul mercato con interventi di sostegno della nuova imprenditoria, con l’aumento del livello di formazione, con l’introduzione di nuova tecnologia per migliorare l’assetto organizzativo-gestionale, e soprattutto con la rivitalizzazione dei centri storici. Le leggi e la programmazione, infatti, servono per guidare lo sviluppo, devono prevenire e disegnare il nostro futuro, assecondando gli investimenti privati corretti e scoraggiando le iniziative che da questi prescindono”.
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