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Confcommercio Veneto Notizie

GIOVANI IMPRENDITORI, VOGLIA DI PARTECIPARE

Nr. 23 del 19/12/2005

Studiare, formarsi. Ma soprattutto credere. Nelle proprie possibilità, certo, però anche nelle possibilità offerte dalle istituzioni, dai servizi, dalla politica. I giovani imprenditori ConfCommercio, protagonisti del convegno che si è svolto il 5 dicembre scorso nel Centro Congressi Maggior Consiglio di Treviso e organizzato dal Gruppo GiovanImpresa, hanno espresso la loro voglia di partecipazione al mondo sociale e politico, oltre che imprenditoriale. Ma sentono, rispetto alle generazioni passate, il peso dell’incertezza che deriva da un lato dalle difficoltà burocratiche legate alla realizzazione di una nuova impresa: l’accesso al credito, in primo luogo; dall’altro a un senso di precarietà che attraversa tutto il mondo giovanile.
Quella delle nuove generazioni è stata definita un’emergenza sociale che bisogna affrontare al più presto. Lo ha detto il presidente nazionale dei giovani di ConfCommercio, Michela Vittoria Brambilla, lo hanno ribadito gli altri relatori, dal presidente dell’Unascom trevigiana Renato Salvatori al presidente del Gruppo Giovani di Treviso Giovanni Brisotto, dal sociologo Vittorio Filippi al Deputato alla Camera Rosy Bindi, dal Sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi al Vescovo della diocesi di Treviso Andrea Bruno Mazzoccato.
C’è la voglia di scendere in campo, di associarsi per prendere parte attivamente alle scelte istituzionali e sociali. “Oggi i giovani sentono sulla propria pelle la fragilità di un’epoca in cui non possono trovare certezze nel futuro - ha dichiarato Vittoria Brambilla - Spesso questi ragazzi hanno un ottimo curriculum, ma pochi spazi”.
“La precarizzazione ha rotto quel patto che teneva unito il tessuto sociale e siamo così entrati nella società del rischio - ha aggiunto il presidente trevigiano del Gruppo Giovani Giovanni Brisotto - Ritengo che sia necessario attivarsi per rispondere positivamente a questa situazione. Ma le generazioni che ci precedono devono credere nei giovani, scommettere su questi e offrire loro la concreta possibilità di tradurre le loro idee in progetti”.
La risposta politica non ha tardato ad arrivare: sul credito all’impresa il Sottosegretario Maurizio Sacconi ha riproposto il prestito d’onore che era nella tradizione delle Casse Rurali, sollecitando le banche ad aggiustare il tiro nei confronti di quei giovani che, sulla scorta di un serio progetto, intendono avviare un’attività imprenditoriale e non possono, o non vogliono (per amore di responsabilità) ricorrere alle garanzie del padre o del conoscente. Sacconi ha anche sottolineato l’abitudine, tutta italiana, di rimanere in famiglia fino ai 30 anni a più, puntando il dito verso le famiglie stesse, troppo protettive, e verso i giovani, che denotano uno scarso senso di responsabilità. Per Rosy Bindi, invece, questa tendenza - pericolosa - è dettata da uninterpretazione della flessibilità, divenuta - nel nostro Paese - sinonimo di precarietà. Le scelte di vita, insomma, secondo la Bindi sono posticipate per la mancanza di garanzie, di servizi offerti alla famiglia, alle donne in particolare, ai giovani in generale. “I soldi non ci sono? - ha chiesto la Bindi - Bisogna trovarli, perché sono queste le priorità in un Paese civile”.
Il sociologo Vittorio Filippi ha sottolineato come l’associazionismo possa essere una strada aperta verso la partecipazione dei giovani: “Solo il 54% dei ragazzi trevigiani non è iscritto a nessuna associazione - ha dichiarato - e questo è un dato positivo, che farebbe ben sperare, se non fosse che solo il 3% di questi ragazzi è iscritto a un’associazione di tipo politico. Al primo posto, per numero di iscritti, ci sono le associazioni sportive. Ma tutto questo è vissuto in chiave quasi individualistica. O meglio, si evidenzia un tipo di socialità ristretta. L’associativismo, insomma, deve diventare qualcosa di più fecondo, materializzarsi in azioni concrete, e la ricchezza associativistica che caratterizza la realtà trevigiana deve compiere un ulteriore passo in avanti”.
In questo senso va la risposta dei giovani di ConfCommercio, che è quella di creare, all’interno delle associazioni, un gruppo di giovani aperto all’esterno, che diventi punto di riferimento per i coetanei che si affacciano al mondo del lavoro e vogliono partecipare anche alle scelte di quello sociale. “Quella dell’associazionismo - ha concluso Luca Bertuola, segretario del Gruppo Giovani di ConfCommercio Treviso - è anche un’assunzione di responsabilità, che è la cosa che oggi più manca, un po’ per il timore dei giovani di essere inadeguati, un po’ perché i ‘vecchi’ sono poco disposti a cedere il timone”.

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