REBECCA: “UNA CONFERMA CHE PREMIA LA QUALITA’ DEL LAVORO DI QUESTI ANNI”
Nr. 23 del 20/12/2004
La Confcommercio vicentina riparte per il nuovo quadriennio e il numero uno resta Sergio Rebecca, riconfermato all’unanimità alla presidenza dal nuovo consiglio dell’associazione all’indomani di un’assemblea che ha sancito la linea della continuità e ha indicato percorsi e obiettivi per il futuro prossimo in uno scenario che è radicalmente cambiato rispetto a quattro anni fa e che ora propone sfide nuove e ancora più difficili.
- Allora, presidente, fiducia ampiamente rinnovata. Il voto per lei è stato compatto...
“Sì, è stata una grande soddisfazione. Non posso negarlo. Anche perché l’elezione prima del consiglio e poi della giunta è avvenuta a maggioranza assoluta, e perché la stragrande maggioranza della squadra è stata confermata. Più di così”.
- Un’investitura piena.
“Più che altro un voto che dimostra come le imprese, gli associati abbiano condiviso il nostro modo di fare associazione, che non significa più, come in passato, solo difendere gli interessi delle nostre categorie, ma far sentire il peso della Confcommercio nella vita pubblica, incidere nelle scelte che contano delle amministrazioni locali”.
- Guardiamo al mandato che si è concluso. Se dovesse sintetizzare i risultati più significativi ottenuti in questi 4 anni quali citerebbe?
“Beh, intanto, lo dico senza intenti autocelebrativi, la nostra resta l’associazione di gran lunga più rappresentativa del commercio, del turismo e dei servizi. E questo credo sia la misura che si è lavorato bene. Poi, all’interno della nostra organizzazione nazionale, Vicenza mantiene una posizione di vertice, restiamo per numero di aderenti, per somma e, se mi è consentito, qualità di attività e iniziative, fra le prime associazioni d’Italia. E non ce lo diciamo da soli...”.
- Sì, ma andiamo più nel concreto.
“Cominciamo dalle sedi. Aumentano quelle di proprietà. Proseguono gli investimenti immobiliari proprio con l’obiettivo di estendere, di far avvertire in modo tangibile la nostra presenza sul territorio. Ultimi, in ordine di tempo, l’acquisto della sede di Noventa, l’ampliamento dello sportello di Recoaro, le nuove aule-corsi a Vicenza, la capillare informatizzazione degli uffici”.
- E poi?
“Poi, metterei la formazione. E’ il nostro fiore all’occhiello. Siamo partiti prima degli altri. Ci abbiamo sempre creduto, e i numeri, 11 mila allievi e 500 corsi dal 2001 al 2004, come domanda che cresce in misura esponenziale, ci danno ragione”.
- E poi ancora?
“Direi il fatto di aver collegato la riorganizzazione alla certificazione di qualità. Anche qui ci siamo mossi in largo anticipo e questo sistema è ormai a regime. I frutti sono evidenti: c’è più attenzione ai bisogni del socio, più efficienza nelle procedure di lavoro”.
- E per il futuro ?
“Nel 2005 la Confcommercio vicentina compirà 60 anni. E’ un traguardo importante che ne testimonia la vitalità e rappresenta una garanzia anche per chi ne fa parte. Del resto che sia un’associazione sana lo dimostra il fatto che cresce il numero degli associati, delle nuove categorie”.
-Ad esempio?
“Ad esempio gli operatori del benessere, i grossisti di ricambi auto, le guide turistiche. E poi aumentano le imprese dell’intermediazione commerciale e dei servizi che frequentano i nostri uffici”.
- Per questo nuovo mandato lei riparte da una economia in pesante difficoltà...
“Certo, la situazione di mercato è deludente, i consumi vanno al minimo da troppo tempo, il rischio è di mandare in avaria i meccanismi propulsivi, e allora la ripresa sarà molto più dura. Il Pil si è assestato attorno all’1 per cento, i prezzi si contraggono fino al 2 per cento, la bilancia commerciale con l’estero dà saldi negativi e le famiglie hanno sempre meno risorse. Così la paura si diffonde. Eppure alcuni prodotti, la tecnologia della comunicazione, il nuovo welfare, alcune nicchie dell’eccellenza rivelano segnali di crescita. Non è pensabile che il prezzo del petrolio cresca all’infinito e che il dollaro non riguadagni terreno. La sensazione è che il rilancio non sia lontano”.
- Però qualcosa deve cambiare anche da parte delle imprese.
“Certo. Qualcuno dovrà affacciarsi sui mercati internazionali, altri dovranno ridefinire l’offerta, fare uno screening della clientela, gestire il passaggio generazionale della propria attività”.
- E gli attacchi al commercio reo di aver causato il caro-prezzi ?
“Una cosa grottesca. Demagogia interessata. Una campagna persecutoria fatta ad arte, strumentale. Far emergere il buon senso ci ha sottratto energie che avremmo volentieri riservato a obiettivi diversi”.
- Parliamo delle ultime leggi regionali...
“La nuova legge sul commercio chiude le falle più evidenti della precedente normativa, è un passo nella direzione giusta anche se non è perfetta. La sua portata positiva si apprezza di più se la valutiamo congiuntamente alla nuova legge urbanistica. Positivo su tutta la linea invece il Testo unico sul turismo che porta ordine e offre un quadro certo di regole di riferimento. Ce n’era bisogno”.
- E il rapporto con la Camera di Commercio?
“E’ di grande collaborazione. Occupiamo tutti i posti riservati al commercio e al turismo proprio per la nostra reale rappresentatività. Dove contano i numeri noi ci siamo e le ricadute si vedono: il bando camerale per il commercio e il turismo, la promozione con l’estero assicurata da Vicenza Qualità, il sostegno alle manifestazioni locali, le ricerche e i piani di marketing”.
- Torniamo al territorio. Resta il nodo dei centri storici da rivitalizzare...
“Noi lo predichiamo da un pezzo e abbiamo offerto ai Comuni un servizio a mio avviso molto prezioso, che è quello dell’Ister, il nostro Istituto per il terziario. La strada per dare un futuro ai centri storici è proprio il marketing territoriale. E molte Amministrazioni lo hanno capito”.
- Resta anche a Vicenza e in provincia il nodo dell’urbanistica...
“Sì, e sono scelte decisive. Piani urbanistici e piani commerciali devono andare a braccetto. Altrimenti la programmazione territoriale resta un’incompiuta con grossi guai per le nostre città, per le nostre realtà sociali, per la gente”.
- E resta anche l’esigenza di ampliare il richiamo turistico di Vicenza, della provincia.
“Sì, intanto ci vuole un capoluogo che conti di più, che abbia un brand forte, condiviso con la provincia, in grado di promuoverne l’immagine. Per Vicenza credo sia giunto il momento di concentrare gli sforzi per organizzare un evento-clou all’anno. Un po’quello che ha fatto Treviso con le mostre sull’impressionismo o sull’800 italiano o Brescia con il museo di S.Giulia. Ci vuole l’avvenimento che faccia da magnete. Il resto viene da solo”.
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