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Confcommercio Veneto Notizie

BASTA CON I FALSI AGRITURISMI

Nr. 12 del 28/06/2004

Non sempre è vera attività di agriturismo, e cioè non sempre l’azienda agrituristica nella preparazione dei cibi e delle bevande somministrati ai clienti rispetta le disposizioni e i limiti stabiliti dalla legge regionale n. 9 del 1997 e del successivo regolamento di attuazione. Ecco allora che si creano situazioni di concorrenza sleale nei confronti dei «tradizionali» ristoranti, trattorie, alberghi, che si trovano a dover far fronte a regole ben precise in materia fiscale, previdenziale e di sicurezza alimentare, con tutti i relativi costi.
Il regolamento regionale in materia di attività agrituristiche stabilisce infatti che il titolare dell’attività sia un imprenditore agricolo singolo o associato, in possesso dell’autorizzazione comunale per esercitare l’attività di agriturismo; che nell’azienda agrituristica si somministrino pasti e bevande utilizzando cibi ottenuti da produzioni proprie, opportunamente trasformate dall’azienda stessa o dalI’esterno, tenendo conto della gastronomia rurale tradizionale. E ancora: che gli ingredienti per la preparazione dei cibi provengano dall’azienda agricola nelle seguenti percentuali: sessanta per cento annuo, per gli agriturismi situati in zone di pianura e collina, venticinque per cento per quelli situati in zona montana, e che i prodotti non provenienti dall’azienda non superino il quindici per cento del totale delle materie prime utilizzate.
Inoltre, il limite massimo dei giorni di apertura dell’attività di agriturismo, per la sola ristorazione, è fissato dal regolamento in questione in centosessanta e duecentodieci, rispettivamente in presenza di ottanta o sessanta posti a sedere. Tale periodo è frazionabile a discrezione dell’imprenditore agrituristico nell’arco dell’anno e della settimana.
Nella realtà è però evidente, anche nella nostra provincia, dove si contano circa 180 attività, la suddivisione della categoria in agriturismi «veri» e agriturismi «falsi», dove in questi si raggruppano chi è entrato nel mercato della ristorazione con furbizia o chi ormai ha perso ogni legame con l’attività agricola. Tale fenomeno genera non poco malcontento nella categoria degli operatori delle «tradizionali» attività turistico ricettive, che concordano nel ritenere il settore dell’agriturismo, in molti casi, una fonte di concorrenza sleale. «Tali attività - spiega il vice direttore dell’Ascom di Vicenza, Ernesto Boschiero- ha perso il più delle volte le caratteristiche originarie di attività collaterale a quella agricola e tra le maglie fin troppo elastiche delle leggi vigenti, siano proliferate imprese che hanno solo il nome di agriturismi, ma di fatto svolgono attività di ristorazione. E questo anche grazie a zone di franchigia in campo fiscale (il settore dell’agriturismo è l’unico di una certa consistenza a non essere assoggettato ai parametri fiscali degli studi di settore) contributivo, di sicurezza del lavoro e di sicurezza alimentare».
«Non siamo contrari all’agriturismo - continua Boschiero -, solo crediamo sia importante che l’attività di somministrazione di alimenti e bevande sia veramente un aspetto collaterale dell’azienda agricola, in cui regole e limiti siano rispettati, senza prescindere dagli obblighi verso la salute pubblica che ogni forma di somministrazione di cibo e bevande deve avere. Solo in questo modo, ripristinando le debite regole di leale concorrenza tra imprese e di massima trasparenza nei confronti del consumatore, si darà credibilità e valore al settore dell’agriturismo, che indubbiamente può contribuire allo sviluppo economico e turistico del territorio».
Proprio per fare chiarezza sulla regolarità o meno di alcune attività agrituristiche, anche su richiesta della Confcommercio di Vicenza, gli ispettori di vigilanza preposti al controllo, su incarico dell’Amministrazione provinciale, hanno effettuato nel corso dell’anno circa un’ottantina di verifiche e ancora stanno procedendo nei controlli presso altre aziende agrituristiche locali. I risultati di tale azione di vigilanza sono stati di recente comunicati all’Associazione di Vicenza ed evidenziano che, dal luglio 2003 a aprile 2004, sono state riscontrate 16 violazioni alle norme che regolano lo svolgimento delle attività agrituristiche, in particolare per «la presenza di posti a sedere eccedenti da quanto definito nel Piano aziendale» o per «omissione della tabella indicante i piatti tipici».
«Tale azione, mirata a combattere il fenomeno dell’abusivismo - conclude Boschiero - può divenire ancora più efficace se si potrà contare su precise segnalazioni. Pertanto invitiamo chi è a conoscenza di attività di agriturismo non in regola, a segnalare (anche attraverso la scheda pubblicata qui sotto) il nome dell’azienda sospetta all’Associazione, che provvederà a sua volta a trasferire i nominativi raccolti agli organi competenti al controllo».

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