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venerdì 03 settembre 2004

ALLA CITTA’ DEL PALLADIO PREFERITI CANTINE E PRODOTTI LOCALI

Arrivano in città per lavoro. Si innamorano di bigoli, soppressa e vini locali. E ritornano qualche mese dopo, al seguito di pargoli e famiglia. E’ questo il nuovo volto del turismo a di Vicenza.
Dati ufficiali ancora non ce ne sono. Ma l’impressione generale degli operatori commerciali e di settore, raggiunti telefonicamente dalla Confcommercio provinciale per tracciare il primo polso di una stagione turistica che sta per concludersi, non lascia dubbi. Accanto ad alcune strutture ricettive che hanno chiuso, per la prima volta, nel mese di agosto, è il mercato silente e discreto, ma pur sempre in crescita, del “turista lavoratore” a dare un tocco di asiaticità alla terra del Palladio e alla cucina nostrana.
A registrare le maggiori presenze, infatti, in un momento di magra per non pochi albergatori in città e provincia, sembrano essere proprio i turisti cinesi. I quali, dopo aver scalzato gli abituali gruppi tedeschi e inglesi di 20 e 30 persone, hanno aperto la strada ad un fai da te individuale, composto per lo più da famiglie israeliane, olandesi, filandesi, spagnole e danesi. Sono loro che alla Rotonda preferiscono le cantine e gli itinerari gastronomici. E sono sempre loro che al museo d’arte antepongono la visita ai negozi di prodotti locali e di antiquariato.
“E’ chiaro che siamo di fronte ad un mercato in evoluzione- commenta Monica Facchini, presidente dell’Associazione provinciale Guide turistiche Confcommercio Vicenza, e titolare di un albergo a Marostica-. Il calo della presenza di gruppi costituiti in città e provincia, la dice lunga sulla tendenza che il turismo a Vicenza sta prendendo. Se infatti da un lato si può parlare di stagnazione, come i numeri delle camere occupate negli alberghi dimostra palesemente, dall’altro si deve segnalare l’apertura pressoché significativa di un mercato nuovo e stimolante: quello del cliente affezionato, lavoratore straniero ospite a Vicenza nei mesi invernali, che si rivela entusiasta del ritorno in città con tutta la famiglia, per trascorrere le proprie vacanze estive.”
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I numeri dei nuovi turisti che hanno smesso l’abito da lavoro, di fatto, non consentono ancora di parlare di ripresa del settore. Ma certamente, conclude Monica Facchini, “si può parlare di una nuova boccata di ossigeno e di un po’ di speranza in un mercato vicentino che nella formula tradizionale del turismo organizzato arranca ormai da diversi anni”.
Della stessa opinione, del resto, si dicono molti degli albergatori raggiunti dalla Confcommercio. Sia che si tratti di un turismo prettamente cittadino oppure di un viaggio organizzato tra gli itinerari provinciali più gettonati (le ceramiche di Bassano, i castelli di Marostica, le passeggiate naturalistiche tra i colli), gli operatori confermano la tendenza ormai consolidata di un pretenzioso “mordi e fuggi” che al last minute nella prenotazione aggiunge uno straziante tira e molla sulla cifra del pernottamento, richiedendo preventivi in diversi hotel e misurando il centesimo, esigendo comunque un servizio di qualità.
Se poi al lungo “battagliare” sul prezzo, si aggiunge l’inconsueta tendenza che quest’estate ha portato a snobbare un po’ le opere del Palladio per una inusuale degustazione in cantine e distillerie di qualità, e ha fatto preferire alla vista del museo d’arte il sapiente lavorio di un artigiano locale, il quadro del nuovo turista vicentino che solitario si aggira tra le bellezze nascoste del nostro territorio si disegna da solo. Pressoché spariti i pullman di tedeschi e di inglesi che un tempo affollavano le stanze d’albergo, sono i turisti del Nord Europa e del mercato cinese ad aver preso il posto di un turismo di nicchia e dalle preferenze romantiche.
Ma i numeri sono ancora troppo stretti, come riportano gli operatori. E la situazione parla ormai da sé, con alberghi che in città e provincia hanno chiuso per la prima volta nel mese di agosto.
Ben diverso, invece, il mercato del Bed & Breakfast, dove la formula del pernottamento e della prima colazione sembra essere gradita particolarmente alle famiglie italiane, che hanno sostituito, racconta Maria Isabella Stauble, titolare del Bed & Breakfast Villa Secula a Longare, i turisti tedeschi delle grandi agenzie di viaggio. “Sono state molte, infatti- afferma- le famiglie torinesi, milanesi, romane e fiorentine che hanno pernottato da noi, soprattutto nel mese di luglio. La modalità era sempre la stessa: due o tre notti al massimo, una visitina a Verona e a Venezia, e quindi il via per qualche altra località italiana. Per noi si tratta di un fai da te comodo e vantaggioso, che porta lavoro oltre che un vivace passaparola.”
Di una analoga tendenza, del resto, si parla anche sull’Altopiano di Asiago.


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La stagione, infatti, vissuta tra non pochi alti e bassi, non si può dire però sia stata totalmente negativa. Il turismo di nicchia ha sopravvissuto tra le montagne vicentine, proprio quando i clienti abituali e le presenze straniere, specialmente dal Nord Europa, hanno riconfermato l’Altopiano di Asiago tra le mete montane preferite in tutto il Veneto.
“Dati ufficiali sulle presenze turistiche non ne abbiamo ancora- spiegano Bruno Clementi, presidente degli albergatori dell’Altopiano, e Franco Paganin, presidente del Consorzio Turistico Asiago 7 Comuni -. Se però vogliamo tracciare un primo bilancio della stagione possiamo dire che non sta andando affatto male. La crisi dei consumi si avverte anche da noi, e anche se le condizioni meteorologiche non hanno favorito le presenze sull’Altopiano nei primi mesi dell’estate, luglio ha registrato il pienone per la manifestazione internazionale di orieentering, e agosto si sta concludendo tutto sommato in positivo. Basti pensare che quest’anno, dopo la chiusura di ben 16 alberghi negli ultimi 15 anni, due nuove strutture ricettive, una in centro ad Asiago e l’altra tra Asiago e Gallio, hanno aperto per la prima volta la loro attività e con buoni risultati”.
Ma è la formula del Bed&Breakfast che quest’anno ha spopolato tra i turisti asiaghesi, soprattutto tra le famiglie italiane e straniere, che si sono dimostrati i principali amanti degli sport montani, dalla montain bike alle escursioni a piedi, dalle gite a cavallo alle partite a golf.
Meno bene, invece, è stata la stagione turistica registrata a Tonezza, dove gli operatori azzardano addirittura un meno 30 per cento di presenze nel mese di giugno e luglio rispetto agli anni passati. Così come la pioggia e il freddo, che hanno caratterizzato gran parte dei week end, non hanno di certo giovato al turismo di Recoaro Terme che, se possibile, parla di un calo cronico ancora più pesante degli altri anni, con un meno 20-30 per cento di presenze negli alberghi anche in piena estate.


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