REBECCA: “UN’ASSOCIAZIONE PER LA CITTA’”
Nr. 16 del 09/09/2003
Il presidente della Confcommercio vicentina traccia un bilancio della prima parte dell’anno e sottolinea la presenza costante e vigile del Terziario nella vita del territorio
Terziario ma non solo come ruolo attivo in un comparto che registra problemi, piccoli e grandi, di una serie di categorie, ma anche come partecipazione costante, vigile, mai asettica alla vita del territorio. La Confcommercio vicentina chiude la prima parte dell’anno con un bilancio zeppo di risultati, annotazioni e numeri, ma è nella presenza sullo scacchiere della vita comunitaria che l’associazione ha compiuto negli ultimi tempi il salto di qualità. Le lettere divulgate in piena campagna-ballottaggio alle recenti elezioni del sindaco di Vicenza ne sono una prova lampante.
Una sorta di impegno a 360 gradi per il territorio di cui il presidente Sergio Rebecca è il primo testimone. «Ma sì - dice - un’associazione come la nostra che è diffusa così capillarmente nel tessuto economico non può certo restare ai margini delle questioni sociali e tanto meno delle vicende alle quali è legato lo sviluppo della città e della provincia. Noi rappresentiamo una componente importante della comunità e come tale vogliamo avere una nostra voce. Per Vicenza, ad esempio, è maturo, dopo tante promesse, il tempo per lanciare un disegno strategico della distribuzione. In questi ultimi anni gli esercizi di vicinato hanno perso, e non per colpa loro, parte della loro funzione, mentre, sembra un paradosso, si avverte sempre di più la richiesta di avere una rete commerciale più vicina alla gente, specie nel centro storico. Così lo abbiamo scritto, anche perché questa, come altre, accenno soltanto al piano marketing, non è una cosa che riguarda solo i commercianti ma tutti i vicentini, e se si vuole dare un futuro credibile alla città la strada è questa. Noi restiamo, puntigliosamente, in attesa».
Presidente, partiamo da una questione di carattere generale, da un dato di questi giorni. L’inflazione risale, è allarme tariffe. Si parla di autunno a rischio, di rincaro dei prezzi, di consumatori sul piede di guerra che minacciano lo sciopero della spesa.
«Siamo alle solite. E, per fortuna, che questa volta non si è scatenata una campagna contro i commercianti rei di chissà cosa e che invece sono solo i terminali di un sistema. Le cause sono altrove.
E cioè?
«Il fatto è che, ormai da qualche anno, il nostro Paese vive alla giornata e che le imprese, come le famiglie, restano chiuse nel proprio guscio in attesa di tempi migliori. I dati Istat segnalano per il secondo trimestre consecutivo il calo del Pil e della produzione industriale. Ma siamo agli effetti. Ripeto: le cause sono altre. Fino a che non si farà una vera politica per il rilancio dei consumi ci dovremo accontentare di una situazione stazionaria. E poi...»
E poi?
«Lo dicevo anche in tempi non sospetti. Occorre sostenere quei settori di imprese che continuano a produrre valore aggiunto, investimenti e nuovi posti di lavoro».
Grandi strutture di vendita. In autunno la riforma della legge regionale 37 del ‘99, già approvata dalla giunta Galan, dopo il passaggio in commissione va in consiglio. In passato la Confcommercio si è battuta contro una sfrenata invasione dei centri commerciali. Oggi qual è la vostra posizione?
«Siamo certamente contro le nuove aperture, così come in passato ci siamo opposti a un dilagare indiscriminato di queste strutture che non possono prescindere da una seria programmazione, e cioè da uno stretto coordinamento fra localizzazione dei centri di vendita e gestione del territorio, e quindi, da una sostanziale sintonia fra commercio e urbanistica. Non solo: ma siamo contrari anche agli stratagemmi di chi vorrebbe comunque aggirare le norme con la creazione surrettizia di centri commerciali comunali unendo più autorizzazioni per medie strutture di vendita».
E i rimedi?
«Credo che, per diradare qualsiasi ombra, sarebbe determinante dare indirizzi chiari ai Comuni. Ci vuole una definizione precisa e inequivocabile di cosa è un centro commerciale. E, inoltre, è fondamentale una maggiore attenzione per l’impatto ambientale. Noi chiediamo, ad esempio, che venga abbassato il limite degli 8 mila metri quadrati di superficie per l’obbligo del V.I.A., la valutazione di impatto ambientale, e che, comunque, questo genere di valutazione venga introdotto anche per le singole grandi strutture del settore alimentare».
Turismo. Come è andata fino ad oggi in provincia di Vicenza?
«Un dato eloquente, purtroppo in negativo, è il calo delle presenze in una città d’arte come Vicenza che appartiene, per i monumenti palladiani, al patrimonio mondiale dell’Unesco e che quindi dovrebbe rappresentare l’eccellenza. Eppure i visitatori diminuiscono e non si va fuori dal consueto cliché del turismo «mordi e fuggi». Bisognerà veramente pensare a nuove strategie. Al contrario Bassano registra risultati buoni, e questo è un elemento confortante. Quanto al turismo stagionale c’è stato l’exploit della montagna, l’Altopiano e Tonezza sono andati bene, ma certamente ha influito il gran caldo di quest’anno. La speranza è che gli stimoli dati da questo boom possano costituire una ragione in più per proseguire la strada della ripresa. Ci sono poi le terme, ma qui il declino è fisiologico da anni. Recoaro attende con impazienza il rilancio delle fonti. La Regione ha stanziato contributi consistenti. C’è tutta la volontà di uscire dal tunnel. Di positivo, comunque, in questo settore c’è stato il rinnovo del contratto del lavoro che nel Vicentino ha riguardato oltre 20 mila lavoratori e 3 mila 600 fra alberghi, bar, ristoranti, agenzie di viaggio e aziende della ristorazione».
Fiscalità locale. La Confcommercio è insorta recentemente contro l’aumento della tariffa dei rifiuti.
«Il raddoppio della tariffa nel giro di tre anni non è accettabile tanto più che la qualità del servizio non è migliorata. Anzi. Siamo aperti al dialogo con l’Amministrazione comunale, ma finora la nostra richiesta di aprire un tavolo di discussione su questo come su altri problemi è rimasta inascoltata».
E per finire presidente, vuole ricordare due iniziative di cui la Confcommercio è particolarmente orgogliosa?
«Certo. I corsi di aggiornamento professionale che sono il nostro fiore all’occhiello. Abbiamo cominciato prima di tutti. Li rinnoviamo e aggiorniamo ogni anno e abbiamo sempre il tutto esaurito. E l’Ister, l’Istituto per il Terziario, una nostra emanazione che sta avendo un grosso successo fra i Comuni con i piani di marketing e la certificazione di qualità».
Franco Pepe
Torna alla pagina precedente