I NUOVI “ORIZZONTI” DEL MERCATO
Nr. 07 del 08/04/2003
Le previsioni del Centro Studi della Confcommercio per il prossimo biennio
A Cernobbio si è fatto anche il punto sulla situazione economica, partendo dall’osservatorio del Centro Studi della Confcommercio per il prossimo biennio.Punto di riferimento per qualsiasi previsione naturalmente la guerra in Irak che in questo momento rende particolarmente incerto il quadro economico internazionale e che condiziona qualsiasi previsione.
Secondo il Centro Studi, infatti, il primo trimestre del 2003 si è caratterizzato per una accentuata stagnazione produttiva, che il conflitto in corso non potrà non peggiorare. Dipenderà dalla durata delle operazioni belliche. Nei Paesi dell’Unione europea nel periodo gennaio-marzo la crescita dovrebbe aver oscillato su valori compresi tra lo 0,1% ed il -0,2%. E anche l’economia italiana non dovrebbe essersi discostata di molto da questo andamento, come emerge sia dai dati della produzione che dal rallentamento del mercato del lavoro.
Tre, comunque, in questo momento, i tre possibili quadri evolutivi. Nel caso di una durata limitata della guerra (nell’arco temporale previsto dallo stanziamento richiesto da Bush al Congresso) la previsione di base per il 2003-2004 ipotizza conseguenze contenute sul prezzo del petrolio e sull’economia mondiale.In particola- re verso la fine della primavera, una volta risolta la questione irachena, si dovrebbe registrare un sia pur graduale ritorno alla normalità con segnali di ripresa dell’economia mondiale a partire dall’estate. Per il commercio mondiale si prevede, pertanto, un sensibile miglioramento nella parte finale dell’anno e gli effetti si dovrebbero avvertire in Europa e in Italia già a partire dal 2004.
Il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,7% nel 2003 e del 2 % nel 2004, e l’inflazione dovrebbe restare sostanzialmente stabile. Gli stessi consumi delle famiglie, nella parte finale del 2003, tornerebbero a registrare ritmi più sostenuti, anche se la ripresa (l’incremento è stimato pari allo 0,5) sarebbe comunque inadeguata a riportare la media di sviluppo dell’anno su valori soddisfacenti. Il vero decollo si avrebbe solo nel 2004.
Più positiva dovrebbe risultare nel 2003 la domanda per gli investimenti (1,5%), con una tendenza che si consoliderebbe nel prossimo anno con una crescita superiore al 3%. E in ripresa dovrebbero risultare anche le esportazioni grazie, sul finire del 2003, al deciso rilancio del commercio mondiale.
Alle difficoltà dello scenario internazionale si potrebbero aggiungere per l’Italia gli effetti delle crisi tuttora irrisolte di alcune grandi aziende. Una prima effettiva ripresa occupazionale è attesa solo per la seconda metà del 2004, e dovrebbe interessare in primo luogo proprio le aree del nord est come risultato dello sblocco dei flussi esportativi. E in questo contesto il caro-petrolio verrebbe a pesare molto di meno, visto che il rientro delle quotazioni internazionali potrebbe favorire, già nella seconda parte dell’anno, il graduale ritorno verso valori prossimi al 2%.
Il secondo scenario ipotizza invece la protrazione della guerra per 4 o 5 mesi. In questa eventualità si verificherebbe una decelerazione più marcata dell’economia mondiale con una ripresa internazionale che si sposterebbe nel periodo dalla fine del 2003 all’inizio del 2004, mentre il Pil italiano aumenterebbe dello 0,2% nell’anno in corso e dell’1,1% nel 2004. A soffrire di più di questa situazione sarebbe l’eport, che crescerebbe attese solo dell’1,2%. Ma l’incertezza si rifletterebbe anche su domanda interna, consumi e investimenti: la spesa delle famiglie crescerebbe nel 2003 dello 0,2%, con caratteri addirittura recessivi nel secondo e terzo trimestre dell’anno. La ripresa avverrebbe solo nella seconda parte del 2004 ma lo sviluppo non dovrebbe superare l’1,0%, con un ulteriore contenimento degli investimenti e un mercato del lavoro ancora frenato. Inoltre le pressioni, sia pure non molto accentuate, che si potrebbero registrare, sia pure per un periodo molto limitato, sulle quotazioni petrolifere, che supererebbero anche i 40 dollari, dovrebbe bloccare sugli attuali livelli fino all’estate, con una tendenza al rientro più contenuta rispetto all’ipotesi di base. E solo nella primavera del 2004, anno in cui mediamente l’inflazione dovrebbe risultare pari al 2,1%, il tasso di crescita scenderebbe su valori prossimi al 2%.
Oltre a questi due scenari, ritenuti attualmente i più probabili, ce ne è un terzo che tiene conto dei possibili effetti che deriverebbero dal prolungamento del conflitto oltre i 6 mesi con episodi di terrorismo in tutta la calda zona medio-orientale. In questa ipotesi la recessione si farebbe sentire sull’economia mondiale per quasi tutto il 2003, con tendenza al miglioramento solo a partire dall’inizio del 2004. Il commercio mondiale subirebbe, in una situazione del genere, continuerebbe a calare per tornare ai livelli del 2002 solo alla fine del prossimo anno, mentre per l’economia europea i primi segnali di ripresa produttiva si avrebbero solo nella parte finale del 2004. Per l’Italia ciò significherebbe una recessione tale da determinare una flessione del Pil 2003 attorno allo 0,6% e una crescita nel 2004 dello 0,4%, con effetti negativi sui consumi delle famiglie (in calo dello 0,4) e sul mercato del lavoro, in netto peggioramento. Si verificherebbe, inoltre, un sensibile rialzo delle quotazioni petrolifere che potrebbero raggiungere, se non superare, i 50 dollari con inevitabili riflessi negativi sull’inflazione stimata che a fine anno potrebbe toccare anche il 4,5%, con un trascinamento verso il basso di tutto il sistema.
I tre scenari di guerra verrebbero a condizionare anche la finanza pubblica rispetto agli obiettivi finora indicati dal Governo Berlusconi. E a questo proposito va segnalato come per le entrate già nel 2002 non siano stati rispettati i valori indicati nel Patto di stabilità elaborato a novembre dello scorso anno, nel quale si ipotizzava una incidenza delle stesse entrate rispetto al Pil del 46%, mentre i dati diffusi a febbraio indicano a consuntivo un valore pari al 44,9%, con uno scostamento superiore ai 13 miliardi di euro. Ed è presumibile che anche nell’anno in corso si verifichi una ulteriore differenza rispetto alle stime. In ogni caso, in un’ipotesi di rapporto fra entrate e Pil analogo a quello del 2002, per tutti e tre gli scenari il livello delle entrate nel 2003 risulterebbe inferiore di oltre 20 miliardi di euro rispetto agli obiettivi indicati nel Patto. E tale cifra scenderebbe a circa 14 miliardi in caso di ridimensionamento del tasso di sviluppo reale del Pil all’1,3%, con tassi di crescita della spesa più elevati e effetti negativi sull’indebitamento. Sarebbe, pertanto, realistico il rischio - secondo il Centro Studi della Confcommercio - che nell’anno in corso il rapporto fra deficit e Pil superi il 3% e che il debito tenda a risalire, e ciò evidenzierebbe come alcune operazioni di «finanza creativa» abbiano di fatto solo «mascherato» un problema che deve essere invece affrontato in modo strutturale.
I TRE SCENARI POSSIBILI
Scenario 1- BASE: Ipotesi di conflitto compreso tra 6-10 settimane con effetti contenuti sul prezzo del petrolio che si mantiene su livelli inferiori a quelli raggiunti prima dell’inizio del conflitto. Ripresa internazionale a partire dall’estate, in Europa ed in Italia nei primi mesi del 2004.
Scenario 2 -INTERMEDIO: Ipotesi di conflitto di durata 12-20 settimane il prezzo del petrolio si avvicina e supera anche i 40 dollari. Ripresa internazionale alla fine del 2003, in Europa ed Italia segnali di miglioramento nel secondo trimestre 2004.
Scenario 3 -NEGATIVO: Ipotesi di guerra lunga (oltre i 6 mesi) con danneggiamenti alle infrastrutture per l’estrazione del petrolio, apertura di crisi regionali in altre zone, legate anche a movimenti di opposizione nei Paesi arabi moderati. Il prezzo del greggio tende ad avvicinarsi e superare i 50 dollari, in estate comincia una fase recessiva per l’economia internazionale, con una ripresa solo nella prima parte del 2004. Per l’Europa il miglioramento si dovrebbe avvertire solo parte finale del prossimo anno.
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