BENZINAI: “STOP A CARTE DI CREDITO E BANCOMAT”
Nr. 06 del 25/03/2003
Dal 9 all’11 e dal 16 al 22 aprile, Pasqua compresa, i distributori di carburante non accetteranno sistemi di pagamento elettronico
Aderiranno anche i benzinai vicentini allo «sciopero dei bancomat e delle carte di credito» che i distributori di carburante metteranno in atto su tutto il territorio nazionale dal 9 all’11 e dal 16 al 22 aprile, Pasqua compresa. Sotto accusa il caro-bancomat, ovvero il trattamento inaccettabile imposto alla categoria dal Co.ge.ban - l’ente di proprietà delle banche che gestisce il sistema del Pagobancomat. Dal 1° gennaio 2003, infatti, tale ente ha modificato il costo del servizio fornito, pretendendo, su ogni transazione di pagamento elettronico, una commissione fissa di 23 centesimi di euro per ogni rifornimento, indipendentemente dalle quantità richieste, cui si aggiunge lo 0,0897 per cento sul valore dell’operazione. In aggiunta a queste spese i gestori devono sostenere i costi telefonici e quelli legati al noleggio del lettore POS.
Una decisione ritenuta inaccettabile dai benzinai, che, dopo aver presentato la questione al ministro e al sottosegretario alle attività produttive, al ministro dell’economia e al Governatore della Banca d’Italia, senza peraltro aver ricevuto alcuna risposta, hanno stabilito così una nuova forma di protesta: per dieci giorni, nel mese di aprile, i pagamenti con carte di credito e bancomat non saranno più accettati.
«Questi aumenti - spiega il presidente provinciale della Figisc-Confcommercio, Gastone Vicari - hanno ridotto drasticamente il margine lordo di guadagno degli operatori, creando non pochi problemi e rendendo antieconomico tale sistema di pagamento. Basti sapere che se un automobilista acquista dieci euro di benzina e decide di pagare con il bancomat, la percentuale di incidenza sul margine lordo del gestore è di circa il 100 per cento: in pratica il guadagno svanisce».
«La situazione si è fatta ormai insostenibile - continua Vicari - e questo è solo l’ultimo degli effetti distorsivi di un sistema che ci costringe a pagare la commissione anche sulle accise e sull’Iva. Senza contare che tale ulteriore aggravio bancario si aggiunge alla già onerosa partecipazione dei gestori agli sconti e alle campagne promozionali voluti dalle compagnie petrolifere, iniziative alle quali siamo in pratica quasi costretti ad aderire per essere competitivi sul mercato. Ma così, a conti fatti, alla categoria rimangono solo le briciole del denaro sborsato dalla clientela».
Per mettere in scena la protesta i gestori hanno scelto giorni particolarmente «caldi», quelli del periodo pasquale, nei quali saranno milioni gli automobilisti che faranno ricorso alle pompe di benzina. L’intenzione è di dare un segnale forte sia alle banche che all’esecutivo, sensibilizzando allo stesso tempo l’opinione pubblica, visto che i benzinai hanno chiesto ai clienti di associarsi alla contestazione.
«Se le due tornate di chiusura non dovessero sortire alcun effetto - conclude Vicari - valuteremo se passare alle maniere forti: potremmo disdire in massa tutti i contratti con gli istituti di credito e con gli enti di gestione delle carte. Certo, creeremmo un disservizio e metteremmo una barriera al sistema di pagamento del futuro, ma noi gestori, se andiamo avanti così, un futuro non ce l’abbiamo comunque. Oppure dovremmo far pagare la commissione al cliente, una scelta antipatica e complessa. Non vorremmo essere costretti ad aumentare il prezzo alla pompa di benzina e di gasolio, ma se non si trova una soluzione migliore, saremo costretti a prendere questa decisione».
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