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lunedì 06 agosto 2001

IL NUOVO REGIME SANZIONATORIO

“Gentile Direzione Regionale Inps per il Veneto, abbiamo verificato come il nuovo regime sanzionatorio per i crediti contributivi costituisca un meccanismo doppiamente diabolico, in grado di creare disagi tanto per i contribuenti quanto per l’Inps stessa. Avanziamo, quindi, la nostra proposta tesa a risolvere, almeno in parte, la questione, certi che l’Istituto si farà carico, prima o poi, di correggere gli effetti perversi del sistema”. Suona più o meno così il testo della lettera inviata in questi giorni dalla Confcommercio provinciale di via Faccio, in città, all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
All’origine del problema una circolare emessa dall’Inps, che fornisce la indicazioni per l’applicazione delle nuova normativa relativa ai crediti in essere e accertati al 30 settembre 2000, ai quali, come previsto dalla legge, si applicano le sanzioni del regime previgente, che sono estremamente gravose. Analoga la situazione in vigore per l’emissione degli avvisi bonari prima dell’iscrizione a ruolo: anche in questo caso le sanzioni vanno calcolate in base al regime previgente.
“Ma la legge 388 del 2000, che disciplina il nuovo regime sanzionatorio, era stata ideata con uno scopo ben diverso, e cioè ridurre sensibilmente l’onere a carico anche di chi aveva crediti già accertati – si legge nella missiva della Confcommercio – . Tanto che la norma prevedeva addirittura il riconoscimento di un credito contributivo, pari alla differenza tra le nuove sanzioni e quelle del vecchio regime, che il datore di lavoro, o il lavoratore autonomo, avrebbe potuto “scontare” ratealmente, in occasione dei pagamenti dei contributi correnti. Tale meccanismo, se trovava una giustificazione logica per i crediti già ceduti, che in tal modo mantenevano certezza del loro ammontare, generava comunque un bonus per il contribuente, pari alle sanzioni pagate in più”.







“Lo stesso meccanismo, però, non trova giustificazione alcuna per i crediti non ancora ceduti, e magari già pagati in sorte capitale. Anzi, esteso a tutti i crediti in essere, diventa un meccanismo doppiamente perverso – continua la lettera, che porta la firma del direttore dell’Associazione, Andrea Gallo – . Da un lato, infatti, impone al contribuente di sborsare subito onerosissime quote di sanzioni, che successivamente potrà chiedere a rimborso con modalità gravose e impegnative. Dall’altro richiede all’Istituto costose e sfibranti iniziative per la riscossione forzosa di “supposti” crediti, che necessariamente dovrà restituire”.
Alla luce dei fatti, la Confcommercio chiede, dunque all’Inps di recuperare lo spirito della legge, che intendeva ridurre il peso sanzionatorio dei crediti già accertati. Visto che una precedente circolare già consentiva al debitore, in caso di cessazione dell’attività aziendale, di pagare l’importo più favorevole, si potrebbe estendere la stessa previsione a tutti i debitori che intendano sanare subito le proprie pendenze, senza ulteriori onerosi interventi esecutivi dell’Istituto.
“I contribuenti potrebbero decidere di pagare, a seguito degli avvisi bonari, soltanto i contributi omessi e le sanzioni calcolate secondo il nuovo sistema, resistendo ad eventuali inopportune azioni di recupero di maggiori somme, che la legge stessa definisce, a priori, crediti da riconoscere al contribuente perseguito – avvisa l’Associazione provinciale dei commercianti – . Un comportamento del genere costituirebbe motivo di imbarazzo per i nostri uffici, che sarebbero costretti ad assistere comunque gli associati. Ma si tratterebbe anche di un’inutile e costosa complicazione per l’INPS”.
Ora la parola passa all’Istituto di Previdenza, che, una volta trascorso il periodo delle ferie, durante il quale si è impegnato a non spedire avvisi, deciderà come muoversi per risolvere una questione che si annuncia già fin troppo intricata.


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