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venerdì 15 novembre 2002

IL TAR DA’ RAGIONE ALLA CONFCOMMERCIO: NIENTE DEROGHE ALLE APERTURE DOMENICALI PER ROMANO D’EZZELINO

Il sindaco, Antonio Zen, aveva emanato un’ordinanza contraria alla normativa nazionale
Sergio Rebecca, presidente dell’Ascom: “Siamo soddisfatti. Abbiamo riportato la legalità e evitato un pericoloso precedente”.

Dovrà tornare sui propri passi il sindaco di Romano D’Ezzelino, Antonio Zen, che con un’ordinanza datata 26 giugno 2002 aveva modificato gli orari di apertura e chiusura dei negozi del paese. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto, infatti, lo scorso 31 ottobre, ha accolto il ricorso promosso dalla Confcommercio di Vicenza, che aveva chiesto l’annullamento del provvedimento.
In sostanza, il primo cittadino di Romano D’Ezzelino aveva ampliato il numero di giorni nei quali gli esercenti avrebbero potuto derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva, rispetto a quanto è previsto dalla normativa vigente a livello nazionale, ovvero dal “decreto Bersani”. Così, se la riforma del commercio parla di aperture ammesse per tutto il mese di dicembre e di ulteriori otto domeniche o festività da fissare a livello comunale e regionale nel corso degli altri mesi dell’anno, per i negozianti di Romano D’Ezzelino tale soglia era stata portata a 15 giornate per l’anno 2002 e a 14 per l’anno 2003. A giustificazione di tale decisione il sindaco indicava la necessità di valorizzare turisticamente il Massiccio del Grappa. “Se nel confinante comune di Bassano del Grappa vige la deroga all’apertura domenicale dei negozi, in quanto definita Città d’Arte, perché a Romano D’Ezzelino gli operatori commerciali devono rinunciare ad avere introiti economici consistenti, visto che i turisti arrivano anche qui?” si deve essere chiesto il sindaco Antonio Zen.
Ma la Confcommercio provinciale aveva diffidato il sindaco di Romano D’Ezzelino e a fine luglio il presidente, Sergio Rebecca, aveva intimato a Antonio Zen di provvedere all’annullamento dell’ordinanza. La risposta di Zen era stata negativa, visto che, aveva replicato il sindaco di Romano D’Ezzelino, “nell’emanare il provvedimento sugli orari dei negozi aveva valutato le esigenze locali di interesse pubblico e le richieste espresse da numerosissimi cittadini e dagli operatori commerciali”.
Così la Confcommercio era stata costretta a rivolgersi al Tar, il Tribunale Amministrativo Regionale competente in materia, al fine di riportare il comune nei limiti stabili dalla legge.
A peggiorare la situazione si era aggiunta la “questione panificatori”. L’ordinanza del sindaco Zen, infatti, precisava che agli operatori commerciali e ai panificatori si concedeva la facoltà di derogare all’obbligo di chiusura per la vendita del pane, così come per gli altri esercizi di vendita al dettaglio. “Invece – ha precisato il presidente dell’Associazione provinciale panificatori della Confcommercio di Vicenza, Antonio Cristofani, che ha affiancato l’Ascom nel presentare il ricorso davanti al Tar del Veneto, per tutelare gli interessi della categoria – anche i panificatori devono sottostare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva. Anzi: il danno economico arrecato con l’ordinanza di Romano D’Ezzelino a tutti gli altri panificatori della provincia, che operano nel rispetto della normativa vigente, è ancora maggiore, visto che a tale categoria non è concesso derogare all’obbligo di chiusura nemmeno nel mese di dicembre”.
E l’eccesso di potere del sindaco di Romano D’Ezzelino è stato alla fine confermato dal Tribunale Amministrativo Regionale, che, lo scorso 31 ottobre, ha dato ragione alla Confcommercio provinciale e al presidente dei panificatori Cristofani, sospendendo l’ordinanza emanata da Antonio Zen.
“Siamo soddisfatti del risultato ottenuto – commenta il presidente della Confcommercio provinciale, Sergio Rebecca – visto che la situazione di Romano D’Ezzelino rischiava di diventare un pericoloso precedente, innescando una pericolosa catena di eccezioni alla legge. Resta il rammarico di non aver potuto evitare il ricorso alle vie legali. Se il sindaco Zen avesse provveduto immediatamente al ripristino dello status quo, quando l’Associazione glielo aveva chiesto, non saremmo dovuti giungere di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale. Non si trattava – conclude Rebecca – di impuntarsi contro una decisione presa da un primo cittadino nell’interesse dei residenti e degli operatori commerciali del paese. Il nostro ricorso era volto a far rispettare una normativa, tra l’altro anche piuttosto recente. Ora, se una legge c’è, tutti devono osservarla. Anche il sindaco di Romano D’Ezzelino”.


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