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ASCOM, REBECCA CONFERMATO ALLA PRESIDENZA

All’unanimità il Consiglio della Confcommercio di Vicenza, nella sua prima riunione che si è svolta per la prima volta dopo l’elezione avvenuta il 12 novembre scorso, ha confermato alla presidenza dell’associazione vicentina Sergio Rebecca. Assieme al presidente sono stati nominati due vicepresidenti e quattro membri che comporranno la giunta nei quattro anni del nuovo mandato. La squadra risulta quindi così costituita: Sergio Rebecca, presidente; vicepresidente vicario Rino Filippin; vicepresidente Paolo Chiarello, Luis Cogo, Antonio Cristofani, Umberto Maset e Mario Noale, membri di giunta.
Rebecca, che ricopre la carica di vicepresidente nazionale della Confederazione, rimane così al timone dell’Associazione, a riprova dell’apprezzamento che l’insieme delle imprese vicentine del commercio, del turismo e dei servizi nutrono nei confronti delle linee guida che hanno caratterizzato fin qui la sua azione. Negli ultimi anni l’obiettivo generale perseguito sotto la sua guida è stato, infatti, quello di rafforzare l’azione sindacale e la crescita della struttura associativa, prestando al contempo forte attenzione a mantenere rappresentatività e a sviluppare il ruolo del settore terziario. Un percorso che ha dato come risultato quello di fare della Confcommercio di Vicenza una delle associazioni maggiormente rappresentative e meglio strutturate d’Italia.
All’indomani della riconferma abbiamo scambiato due parole con il presidente, partendo dall’analisi del periodo economico difficile con cui imprese e consumatori si trovano a dover fare i conti.
Presidente, più contento o più preoccupato?
Sicuramente il consenso unanime che ha portato alla mia nomina è per me motivo di grande soddisfazione, anche se arriva in una fase di criticità per il nostro sistema economico, ed è comunque uno stimolo fortissimo a proseguire nell’impegno intrapreso, in primis sostenendo le nostre imprese nell’affrontare le sfide che il futuro riserverà. In questo senso, ritengo prioritario che l’Associazione metta in campo tutte le azioni necessarie per contribuire a frenare le conseguenze negative di questa situazione economica preoccupante, attivando le leve utili all’introduzione, a livello nazionale, di politiche e strumenti adatti ad innestare la marcia della crescita.
Nel suo ruolo di vicepresidente nazionale qual è la ricetta per placare i venti della crisi che stanno colpendo in pieno le imprese del commercio e tutta l’economia reale?
La crisi è seria e gli interventi per porvi un qualche rimedio non possono attendere oltre. Cito solo alcuni dati significativi: a fine 2008 la spesa delle famiglie risulterà ridotta dell’1%, per poi calare ancora nel 2009 di un altro 0,5%. Considerando che le imprese del commercio, turismo e servizi generano il 40% del Pil, è chiaro che va dato sostegno alle PMI dei questi comparti. Se cedono queste imprese la crisi si fa irreversibile. Per questo il Governo dovrebbe, anzi dovrebbe già aver preso, decisioni per dare più potere di acquisto alle famiglie, ad esempio, detassando le tredicesime e gli straordinari. E poi ancora controllando rigorosamente la spesa pubblica e intraprendendo una seria lotta all’evasione e all’elusione delle imposte, per far pagare a tutti il giusto e poter pagare tutti un po’ meno. Siamo il sesto paese al mondo per pressione fiscale...
Stiamo entrando in clima natalizio, il periodo più importante per i commercianti, secondo lei come andrà?
Dipende molto dalle decisioni che verranno prese per contrastare la crisi e ridare un po’ di fiducia a tutti, facendo ripartire i consumi, non c’è altra strada. Diversamente, anche molte nostre imprese sarebbero a rischio.
Un rischio alimentato anche dalle conseguenze di non trovarsi in regola con gli studi di settore...
Il problema degli studi di settore, che così formulati non risultano attinenti alla realtà delle nostre imprese, ci vede in prima linea per chiederne la revisione. Purtroppo la crisi dei consumi non è di adesso, persiste da qualche anno, e il fatto che il 63% delle nostre imprese risulti non congrua agli studi di settore, cioè non abbia raggiunto il ricavo presunto desunto dal fisco, è un dato significativo, che implica l’urgenza di intervenire per evitare la chiusura di molte di queste aziende. Ciò che Confcommercio ha chiesto in questi giorni al Governo è di istituire un vero e proprio “comitato di crisi”, con la partecipazione delle categorie economiche, al fine di garantire l’effettiva rispondenza dei parametri degli studi di settore al ciclo recessivo in atto, riducendo, anche, la loro valenza probatoria.
Presidente, lei nella sua relazione all’Assemblea annuale di Confcommercio Vicenza, ha detto che la crisi va affrontata dalle imprese anche modificando alcuni comportamenti e assumendosi precise responsabilità. Com’è che, secondo lei, si deve agire?
Innanzitutto, rendendo più solide le basi patrimoniali perché sono finiti i giorni dell’impresa “leggera”, dove la quasi totalità dei capitali veniva drenata verso i patrimoni personali dei soci. Secondo, puntare alla specializzazione della propria attività: fare un po’di tutto, tenere in negozio un assortimento esagerato, proporre nel ristorante un menù troppo esteso, offrire una pluralità di servizi che poi non si sanno eseguire a regola d’arte, sono scelte assolutamente perdenti. La terza scelta responsabile è la valorizzazione del capitale umano, attraverso la formazione sia dei dipendenti che del titolare, con la sistematica verifica su cosa è opportuno ancora imparare: il commesso che non sa relazionarsi con i diversi tipi di cliente, il cuoco non aggiornato, il commerciale che non sa usare internet, oppure l’addetto alla reception che mastica solo poche frasi in inglese, sono solo alcuni esempi concreti di “lussi” che non ci possiamo più permettere.
Quale sarà, invece, l’impegno dell’Associazione?
Negli scorsi anni abbiamo guardato più verso obiettivi di consolidamento delle strutture e dell’organizzazione. Ci piacerebbe ora coinvolgere nei gruppi dirigenti delle varie categoria nuovi volti che abbiano a cuore l’Associazione, che affianchino con impegno gli attuali dirigenti e che sentano presente e viva la spinta imprenditoriale verso il futuro. Per il resto, continueremo a fornire alle aziende associate assistenza a tutto campo; a sviluppare le reti tra imprese e progetti di formazione e aggiornamento professionale; a sostenere e garantire il credito alle imprese tramite l’organismo di garanzia Terfidi Veneto, e ad essere attenti e attivi nella programmazione del territorio. Come ho già avuto modo di dire: il futuro non si prevede, si fa. E in questo, noi continueremo a fare la nostra parte, affrontando le situazioni senza pessimismo, poiché il sistema delle imprese vicentine ha sempre dimostrato di aver le qualità necessarie per superare i momenti difficili e la capacità di “rimboccarsi le maniche” quando serve.
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