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mercoledì 12 agosto 2009

DALLE CONSULTE DEL TERZIARIO
DI CONFCOMMERCIO VICENZA ARRIVANO SEGNALI DI UN ARRESTO DELLA SPIRALE NEGATIVA

La crisi si è stabilizzata? Ad “ascoltare” le aziende del terziario vicentino sembrerebbe di sì e forse chi dice che il peggio è alle spalle potrebbe avere, in parte, ragione. Questa tendenza emerge infatti dalle ultime rilevazioni statistiche della Confcommercio di Vicenza, analizzate nel corso delle Consulte del Terziario tenutesi a luglio. Le aziende che hanno partecipato alle riunioni settoriali hanno potuto verificare, dati alla mano (vale a dire l’elaborazione delle risposte di specifici questionari inviati ai soci a giugno) che le difficoltà persistono, ma che comincia a diminuire la percentuale di chi prevede, nei prossimi mesi, un peggioramento della situazione. Anzi, sembrerebbe quasi che, preso atto del punto di arrivo della propria azienda nella tempesta economica che si è abbattuta nei mesi scorsi, più di qualcuno stia pensando a come risalire la china, investendo maggiori energie in strategie di supporto dell’attività. Questa presa di coscienza della nuova dimensione in cui si trovano ad operare le aziende ha però anche un “rovescio” della medaglia tutto occupazionale: anche se la maggioranza degli imprenditori del commercio, turismo e servizi del nostro territorio è intenzionato a tenere invariato il numero dei propri dipendenti, più di qualcuno sta però pensando di attuare qualche taglio per far fronte al minor volume d’affari e dunque di lavoro. Anche perché, ed è un dato di fatto comune a tutto il terziario, la maggioranza delle aziende interpellate per l’indagine evidenzia una difficoltà dei clienti quando è il momento di pagare, con conseguenti ritardi, richieste di sconti e dilazioni, insoluti ecc. C’è, comunque, chi “piange” meno degli altri, anche se nessuno, sia chiaro, ha molta voglia di sorridere. Tra questi troviamo le aziende del dettaglio alimentare. Ben il 60% del campione ritiene la propria situazione economica discreta ed un 15% addirittura buona, mentre in difficoltà è circa un’azienda su quattro. I confronti con il 2008 sono certamente perdenti (i fatturati sono diminuiti per il 45% delle aziende), ma il segno meno non pesa come in altri settori: gli imprenditori dichiarano infatti un calo medio del 4,6%. Parallelamente, ovvio, calano gli ordini (-5,8%), ma a farci capire che il dettaglio alimentare soffre in misura inferiore rispetto agli altri comparti è il fatto che il 90% ha tenuto invariato il numero dei dipendenti. Anche se la stragrande maggioranza prevede una situazione immutata da qui a fine anno (l’80%), è circa il 17% degli intervistati a prevedere comunque, in futuro, una diminuzione del personale. Spostiamoci al settore ristorazione, dove, anche in questo caso, c’è un 17,1% di imprenditori che prevedono miglioramenti della situazione economica entro fine anno ed un 57,1% che punta sulla stabilità. E se questo può sollevare gli animi, va subito detto che qui oltre la metà delle imprese campione ritiene la propria situazione non buona, con un calo di fatturato, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che arriva mediamente al 12,7%. Che la situazione sia critica lo si capisce anche dall’intervento sull’occupazione (1 su 4 ha ridotto il numero di dipendenti) e dal difficile rapporto con gli istituti di credito: il 15 % ha assistito infatti a restrizioni o rifiuti in questo campo. Guardiamo ora ad un settore affine, come quello del turismo. Qui le cose non vanno molto meglio, anzi. Questo è uno dei settori più pessimisti sul futuro (il 34,4% prevede che la situazione peggiorerà), anche se chi dichiara di essere in difficoltà (50%) supera di poco chi dice di essere in una situazione discreta o buona (46,9%). Più del 70% delle imprese ha comunque registrato una diminuzione del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e non di poco (-15,6% in media). Preoccupante il risvolto occupazionale: il 17,5% delle aziende ha dichiarato di aver operato tagli, ma soprattutto c’è un 33% di imprese che prevede di ridurre il numero di dipendenti in futuro. Anche qui il rapporto con le banche non è esattamente idilliaco: il 38% ha fatto richiesta di finanziamenti e di queste, oltre la metà hanno assistito a rifiuti o al peggioramento delle condizioni applicate. Più sensibili alla crisi in atto sono le aziende del commercio al dettaglio di articoli per la casa. Questo è il settore con la percentuale più alta di realtà che dichiarano di trovarsi in una difficile situazione economica (58,3%), con un 14% di situazioni dichiarate estremamente critiche. Forte il calo del fatturato registrato rispetto all’anno scorso (-17,9% in media), che sta portando ad una decisa frenata degli ordini. E se l’87% per ora dichiara di non aver ridotto il personale, c’è un 17% che prevede di farlo in futuro. Il comparto del commercio all’ingrosso non è comunque da meno: infatti il 20% del campione ha in previsione riduzioni del personale. Non che le imprese si trovino in situazioni particolarmente critiche (il 40% dichiara una situazione discreta ed il 20% addirittura buona) o che prevedano tracolli in futuro (la maggior parte ritiene che la situazione rimarrà invariata), ma questo è il comparto con il più evidente calo del fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: -19,5% in media. Il ridimensionamento del giro d’affari, unito alle difficoltà nel credito (il 70% di chi si è rivolto alle banche dichiara di aver ricevuto rifiuti o peggioramento delle condizioni nelle linee di finanziamento) gioca dunque un ruolo chiave nella scelta di “sfoltire” i ranghi.Per quanto riguarda il comparto servizi le aziende in maggior sofferenza sono quelle che si rivolgono ad una clientela fatta di imprese, oltre che le agenzie immobiliari. A fronte di questi dati viene da chiedersi se basterà qualche timido segnale di ripresa dall’economia generale per trasformare la stasi in una, seppur lenta, ripartenza. Difficile dirlo oggi, ma già interrompere la spirale negativa potrebbe essere un buon risultato.
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