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giovedì 23 febbraio 2012

IL RINVIO ALLA CORTE COSTITUZIONALE PROROGA IL CAOS SU ORARI E APERTURE DEI NEGOZI
Confcommercio Vicenza interviene sulla decisione del Tar del Veneto, che ha confermato la sospensiva della Legge Regionale, inviando gli atti all’Organo supremo
Comunicato del 23 febbraio 2012

La decisione che tutti aspettavano non è arrivata. In tema di liberalizzazioni, ma soprattutto di aperture domenicali delle attività commerciali, resta ancora tutto da decidere, poiché oggi il TAR del Veneto ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale, confermando la sospensiva della Legge Regionale n.30 del 27 dicembre 2011, che limita le deroghe festive a 16 l’anno (più il mese di dicembre).
Nessun giudizio di merito, dunque, da parte del Tribunale Amministrativo Regionale sulla questione,  vale a dire  se debba prevalere la più restrittiva normativa regionale in materia o le disposizioni del governo Monti  che non fissano alcun limite alle aperture domenicali dei negozi. 
“Questo finale non ci sorprende – commenta Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza – perché vi è in effetti  un conflitto di natura costituzionale tra le due norme, sul quale la parola definitiva spetta all’Organo supremo. Ora si aggiunge però l’incognita dei tempi di una simile decisione, mentre, nel frattempo, vista la conferma alla sospensiva della legge regionale da parte del Tar, continuerà la confusione in materia. Lo scenario sarà infatti quello di attività commerciali aperte la domenica e di altre chiuse. O meglio: di negozi, supermercati e centri commerciali che possono permettersi di tenere aperto anche nel giorno di festa, perché sono in grado di sostenere i turni del personale, i maggiori costi di gestione dell’attività e così via, e altri che non sono strutturalmente in grado di far fronte all’apertura del punto vendita sette giorni su sette. Ciò comporterà, senza dubbio – conclude il presidente Rebecca -, una condizione di disparità sul mercato, con buona pace di una norma, quella varata dal Governo Monti, paradossalmente introdotta tra le disposizioni per la promozione e la tutela della concorrenza”.
Permangono quindi i nostri seri dubbi sulla asserita asettica terzietà del cosiddetto governo tecnico.
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