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martedì 25 ottobre 2011

PIU’ DOMENICHE APERTE NON AIUTANO L’ECONOMIA
Categorie economiche e sindacati esprimono preoccupazione in una lettera aperta al presidente Zaia
Notizia del 17 ottobre 2011

Più domeniche aperte nel territorio veneto. E’ quanto vorrebbe assicurare l'assessore regionale allo Sviluppo economico Maria Luisa Coppola, che ha presentato nei giorni scorsi un progetto di legge ad hoc. La Giunta ha proceduto all’approvazione del provvedimento ed ora si attende il passaggio nell’apposita Commisione e l’eventuale, successiva, votazione del Consiglio Regionale. Nonostante la forte contrarietà a questo allargamento delle aperture festive espressa da Confcommercio Veneto, la Coppola vorrebbe puntare, anche se per ora in via sperimentale, a 20 domeniche di negozi aperti in tutto l’anno, più le quattro tradizionali di dicembre.
A fronte di questo progetto, che scardina l’attuale sistema delle aperture in deroga (ad oggi, in Veneto, sono consentite otto festività di apertura dei negozi oltre a quelle del mese di dicembre), il 12 ottobre scorso le organizzazioni regionali di Confcommercio, Confesercenti e dei sindacati di categoria (Fisascat-Cils, Uiltucs-Uil e Filcams-Cgil) hanno lanciato, con una lettera congiunta, un appello rivolto principalmente al presidente della Regione Veneto Luca Zaia chiedendo un ripensamento sulla questione ed esprimendo forte preoccupazione rispetto all’ipotesi di modifica della normativa regionale. “Se vogliamo condividere e concordare regole certe ed omogenee in materia di orari e giorni di chiusura – scrivono i firmatari del documento - la discussione non può limitarsi a fissare il numero di domeniche in deroga, ma deve tener conto dell’urgente necessità di un confronto serio sull’intero settore del commercio e soprattutto sulle strategie per una sua modernizzazione sostenibile”.
Secondo le organizzazioni e i sindacati di categoria in un periodo di grave crisi economica e di drastica riduzione della capacità economica delle famiglie, un numero maggiore di aperture domenicali “non farebbe altro che spostare i consumi dalle giornate feriali alle giornate festive”; “provocherebbe l’impoverimento dei centri storici delle città”; “comporterebbe la prevedibile chiusura di attività e la relativa riduzione di posti di lavoro”. “Con tali presupposti – continua la lettera - il maggior costo per le aperture domenicali si scaricherebbe con tutta probabilità sui prezzi al consumo e quindi su tutti i cittadini e sulle condizioni dei lavoratori del settore”.
Nel loro “appello” i firmatari della lettera sottolineano anche la necessità di mettere in campo quattro azioni fondamentali per il settore: armonizzare e definire correttamente “le diverse specificità relative alla particolarità del nostro territorio e alla sua vocazione turistica”; definire in tempi certi il calendario di aperture domenicali e festive, rendendo obbligatoria la concertazione con le associazioni di categoria dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative a livello provinciale; affrontare le questioni legate ai tempi di vita e di lavoro nelle città e dunque anche il livello di servizi (asili, assistenza agli anziani, servizi alle persone, ecc…) garantiti alle persone che lavorano; prevedere “misure di sostegno per politiche comunali di rivitalizzazione e riqualificazione dei centri urbani”.
Si tratta ora di capire come il dibattito sul progetto di legge dell’assessore Maria Luisa Coppola potrà evolvere nel quadro delle prese di posizione che questa ipotesi sta sollevando, non solo nel mondo delle imprese del terziario di mercato, ma anche in quello politico, sindacale e sociale.
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