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lunedì 07 febbraio 2011

SULLA PROGRAMMAZIONE COMMERCIALE, PIU’ COERENZA TRA PAROLE E FATTI

L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CONFCOMMECIO DI VICENZA SERGIO REBECCA SUL CASO "CIS DI MONTEBELLO"
Notizia del 4 febbraio 2011

Il territorio vicentino, negli ultimi decenni, ha visto crescere in modo disordinato, scoordinato, per certi versi sconsiderato, aree industriali, commerciali e residenziali nate in modo ”spontaneo” sull’onda di un generalizzato “laissez faire”, o sulla base di interessi che raramente hanno coinciso con quelli della collettività. Se si vuole cercare una responsabilità della situazione che si è venuta a creare, vanno ovviamente chiamati in causa prima di tutto gli amministratori pubblici, coloro cioè che hanno il compito di pianificare lo sviluppo di un territorio e che invece non sono stati fin qui in grado di attuare una seria politica di governance.
Un esempio eclatante, in tal senso, è quanto accaduto con il recente via libera della Giunta regionale al Piano di Assetto Territoriale Intercomunale di Montebello (con Montorso, Gambellara e Zermeghedo), che porta “in dote” l’avallo urbanistico alla realizzazione di una superficie commerciale di ben 80mila metri quadrati nell’ex area logistica Cis, un’eventualità che infliggerebbe un duro colpo alla rete di distributiva esistente in una vasta area del Vicentino. Il cammino autorizzatorio di quello che potrebbe in futuro diventare uno dei più grandi centri commerciali della nostra provincia è proceduto a rilento, certo, ma non ha trovato nessun ostacolo da parte di chi, almeno a parole e nei propri programmi politici, afferma di voler tutelare l’integrità del nostro territorio e il patrimonio dei piccoli e medi negozi collocati nei centri storici, nelle aree rurali e montane.
Così, un centro intermodale che anche un recente documento di tutte le categorie economiche vicentine ha definito di “importanza strategica come piattaforma logistica a servizio dell’intera provincia”, viene trasformato in superficie commerciale con una “staffetta” tra enti che dimostra, se non la volontà, almeno l’incapacità politica di evitare un altro grande salto in avanti nel nome della cementificazione e dello scompaginamento della rete commerciale esistente. E in effetti, con il Cis, abbiamo visto un pugno di sindaci accordarsi per inserire, nel proprio piano urbanistico, la possibilità di creare un centro commerciale di enorme impatto sul Vicentino; abbiamo visto la Provincia “lasciar fare”, perché nel frattempo ha fatto inspiegabilmente “decadere” il precedente Piano Territoriale di Assetto Provinciale che impediva, nell’area di Montebello, l’insediamento di grandi strutture di vendita; abbiamo visto la Regione far proseguire l’iter tecnico di tale previsione urbanistica fino alla ratifica di Giunta, per poi “giustificarsi” che la politica non poteva fare altrimenti, se non avallare la decisione (ma possibile che prima non si potesse proprio intervenire?). In mezzo a tutto questo c’è un “privato che tanto privato non è”, che inizialmente si è infilato in un’area vocata ad altro ed oggi si ritrova proprietario, al di là delle sue scelte future, di una superficie a destinazione commerciale dal valore ben superiore all’iniziale “sacrificio” economico richiesto per acquisire un terreno destinato a fini logistici.
Non metto in discussione che quanto accaduto possa essere corretto dal punto di vista normativo e che tutte le formalità tecniche e gli iter burocratici siano stati osservati. Però è legittimo aspettarsi che su decisioni come questa, essenziali per lo sviluppo di un territorio, chi ha responsabilità amministrative non si limiti a far da spettatore rispetto ai legittimi interessi di un singolo, soprattutto quanto questi confliggono palesemente con il bene di una comunità.
C’è, comunque, ancora un margine di manovra su cui è possibile intervenire: il P.A.T.I. di Montebello prevede che eventuali insediamenti commerciali all’interno dell’area siano subordinati alla sottoscrizione di uno specifico accordo di programma che dovrà essere siglato da Regione, Provincia e Comune. Inoltre, come preannunciato in varie occasioni dall’assessore regionale competente, nei prossimi mesi la Giunta del Veneto affronterà il nuovo Progetto di Legge sulla programmazione delle grandi strutture di vendita che stabilirà il rilascio delle relative autorizzazioni amministrative per eventuali nuovi insediamenti.
Lì la politica può riprendere in mano il pallino del gioco e può dimostrare la coerenza richiesta tra le parole e i fatti. Sarebbe, sia chiaro, un intervento quasi in extremis, per riprendere in mano un’intricata matassa, che va assolutamente sbrogliata per riportare chiarezza e serenità.
La Giunta veneta e il presidente Luca Zaia potrebbero però ripartire proprio da qui per modificare quei meccanismi burocratici che, come accaduto per il caso Cis, hanno di fatto relegato questo ente a semplice “notaio” di decisioni prese in altro luogo. Vanno, infatti, riannodati i fili di un fondamentale coordinamento tra enti territoriali in cui la Regione deve indicare gli indirizzi programmatici della pianificazione urbanistica e commerciale, ma deve anche essere in grado di farli rispettare a tutti i livelli, senza la possibilità di interpretazioni fuorvianti che vanno nella direzione opposta rispetto al disegno futuro che si vuol dare del nostro territorio. Se c’è la volontà di governare seriamente lo sviluppo commerciale del Veneto è questo, dunque, il momento di dimostrarlo, aprendo anche un dialogo con le categorie economiche, da sempre disponibili, responsabilmente, al confronto.



Sergio Rebecca
Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Vicenza
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