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MORDI E FUGGI E LAST MINUTE,
COSI’ CAMBIANO LE VACANZE
NELLA MONTAGNA VICENTINA

E’ quanto emerge dalla “Rilevazione dell’andamento del settore alberghiero” condotta nei giorni scorsi da Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Vicenza

Riducono i giorni di vacanza, prenotano all’ultimo minuto e chiedono sempre più servizi aggiuntivi, dal centro benessere all’organizzazione di escursioni. E’ questo l’identikit del turista che ha scelto, questa estate, di trascorrere i propri giorni di ferie in uno degli alberghi presenti nella montagna vicentina. A tracciarlo è la “Rilevazione dell’andamento del settore alberghiero” condotta nei giorni scorsi dalla Confcommercio di Vicenza, attraverso una specifica scheda spedita ai propri esercizi associati dell’Altopiano di Asiago, Tonezza del Cimone e Recoaro Terme.
L’indagine mette in luce, prima di tutto, l’andamento congiunturale del settore che, a quanto dichiarano le imprese che hanno risposto al questionario Confcommercio, non sta registrando un momento particolarmente brillante. La maggior parte degli alberghi, infatti, giudicano “non buono” lo stato di salute del turismo nella zona. Anche laddove il voto è più positivo non si va al di là di uno striminzito discreto.

Analizzando i dati riferiti ai singoli comprensori turistici della montagna vicentina si possono poi rilevare, al di là della tendenza generale, alcune particolarità.
Sull’Altopiano di Asiago si registra una sostanziale parità tra gli operatori che giudicano il numero di arrivi nella propria struttura aumentato o invariato rispetto all’anno scorso e chi segnala una diminuzione. Quest’ultima tendenza, poi, sembra aver colpito soprattutto gli alberghi a 1 e 2 stelle (il calo si attesta mediamente attorno al 30%) e ha interessato meno quelli a 3 e 4 stelle, alcuni dei quali, appunto, hanno anche registrato un significativo incremento delle presenze (mediamente attorno al 10%).
A Tonezza del Cimone, invece, l’indagine Confcommercio non ha rilevato alcuna struttura che abbia aumentato la presenza di turisti: c’è invece una sostanziale parità tra chi esprime un giudizio di stabilità e chi ha registrato un calo. Difficile appare invece la situazione a Recoaro Terme, dove l’indagine Confcommercio mette in evidenza una generalizzata diminuzione di arrivi nelle strutture.

Come si diceva, la vacanza negli alberghi vicentini segue un po’ il trend che già si registra in tutta Italia, vale a dire è più breve rispetto agli anni scorsi, complice certamente la crisi economica in atto. “Leggendo attentamente i dati – spiega il direttore della Confcommercio di Vicenza Andrea Gallo – è probabile che la tendenza sia quella di accorciare la vacanza prediligendo però quelle strutture che offrono di più in termini di comfort e servizi aggiuntivi. Si preferisce, in sostanza, con lo stesso budget accorciare la permanenza ma, per certi versi, concedersi qualche lusso in più”. Così, aumentano i soggiorni week-end (di 1 o 2 giorni); rimangono sostanzialmente invariati i turisti che si fermano dai 3 ai 7 giorni; diminuisce, secondo gli albergatori interpellati, il numero di chi in montagna rimane due settimane o più.
Tutto ciò, nonostante la maggior parte delle strutture alberghiere oggetto dell’indagine abbiano dichiarato di aver mantenuto invariati i prezzi o addirittura di aver ritoccato al ribasso i listini. Questa operazione, tra l’altro, non sembra essere riuscita a far recuperare terreno rispetto a due importanti tipologie di clienti: le famiglie e i giovani. La maggior parte delle strutture che hanno risposto al questionario Confcommercio hanno evidenziato, infatti, un calo della percentuale di vacanzieri sotto i 30 anni e di famiglie tra la propria clientela.

Che si tratti di vacanza lunga o mordi e fuggi, costosa o economica, un dato è certo: si prenota sempre più all’ultimo minuto, una tendenza, questa, registrata dalla stragrande maggioranza delle strutture oggetto dell’indagine. “E’ un segnale che preoccupa non poco – è il commento di Andrea Gallo – perché la programmazione è un fattore determinante per dare i migliori risultati gestionali in un’azienda ed è un elemento tanto più importante nel comparto alberghiero e montano, già di per sé legato alla stagionalità. Credo che le strutture alberghiere dovrebbero far tesoro di quanto stanno facendo, in questi ultimi tempi, le compagnie di crociera, che offrono sconti se si prenota con largo anticipo; in questo modo si potrebbe invertire la moda del last minute, che alla fine non dà vantaggi a nessuno, né a chi la propone, né al cliente”.

Un’altra tendenza registrata dall’indagine Confcommercio è la richiesta, sempre maggiore, di servizi aggiuntivi, oltre alla classica camera d’albergo: i più gettonati, in questo senso, sono quelli offerti dai centri benessere, seguiti dall’organizzazione di escursioni, dalla presenza di guide turistiche e dalla proposta di attività di animazione. Animazione che, secondo gli albergatori, dovrebbe però essere sempre più anche territoriale. Per quanto riguarda l’Altopiano di Asiago, ad esempio, il giudizio espresso dalla maggioranza degli operatori del settore sull’organizzazione di eventi e manifestazioni vede in leggera maggioranza chi la ritiene “insufficiente” rispetto a chi, invece, la giudica “sufficiente” o “buona”. Più netta la predominanza di insufficienze quando si tratta di valutare la presenza di attività di intrattenimento e svago e soprattutto, la presenza di iniziative capaci di valorizzare le peculiarità del territorio. Un tema, quest’ultimo su cui si sofferma anche il direttore della Confcommercio Andrea Gallo: “Il giudizio degli albergatori dovrebbe far riflettere: se vogliamo davvero rilanciare il turismo della nostra montagna non possiamo contare solo sulla forza di attrazione dei singoli alberghi, vale a dire sulla promozione messa in campo dai privati. Serve un piano organico di valorizzazione delle tante bellezze del nostro territorio ed una strategia di promozione organica ed efficace. Tutto questo deve essere, ovviamente, accompagnato anche da una riqualificazione degli esercizi esistenti e da un potenziamento dei servizi, che può avvenire solo incentivando adeguatamente gli operatori del settore ad investire nelle loro imprese”.
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