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lunedì 22 settembre 2008

Lo sciopero della pagnotta è stato un bel flop

Lo sciopero della pagnotta è stato un flop. Anche in tutta la provincia di Vicenza, dove l’iniziativa delle Associazioni dei consumatori, non ha minimamente influenzato le vendite di pane dei panifici, rivendite e supermercati della provincia. I dati raccolti dalla Confcommercio di Vicenza sulla giornata di ieri non lasciano dubbi: “Il consumo di pane in città e provincia è stato quello di un qualsiasi altro giorno – dice Antonio Cristofani, presidente dell’Associazione provinciale panificatori -, nessun calo di vendite, né ci sono stati riportati dai nostri panificatori, commenti fatti dai consumatori sull’iniziativa. Evidentemente i clienti hanno capito che il problema del caro prezzi non è imputabile al pane, il cui prezzo della qualità comune è dall’inizio dell’anno mediamente di 3 euro il chilo; non è certo l’acquisto quotidiano medio di 4 pezzi di pane, che equivale ad una spesa totale di 1 euro, che cambia la vita alle persone. Per questo, molto probabilmente, hanno considerato il boicottaggio del pane una stupidaggine, alla quale hanno preferito non aderire”.
“Il problema dei prezzi è una cosa seria in tempi in cui la situazione economica è quella che è, e le prospettive non sono di certo rosee – fa notare Andrea Gallo, direttore della Confcommercio di Vicenza -. Non è il caso di trattarlo in maniera folkloristica, come sta facendo Coldiretti, invitando le massaie a farsi il pane, la pasta, i biscotti in casa come fosse sempre un bel giorno di festa. Sarebbe invece più utile mettere in atto iniziative che portino ad una seria analisi del meccanismo della formazione dei prezzi, e sui veri margini dei vari settori, andando ad incidere sulle cause reali del rialzo generalizzato dei prezzi al consumo. A tal proposito voglio solo precisare qualche aspetto, per fare chiarezza soprattutto nei confronti dei consumatori: il panificatore acquista la farina per fare il pane, non il grano, e nonostante il prezzo di quest’ultimo negli ultimi tempi sia diminuito, quello delle farine non ha registrato alcun ribasso. Resta il fatto che, come ha evidenziato una nostra puntuale analisi, fatta sondando i costi dei 350 panifici aderenti alla nostra Associazione, il costo delle materie prime (farina, lievito, acqua) incide sul prezzo finale del pane solo per il 16,8%, mentre sono i costi del lavoro (25,9%), dell’energia (15,1%), i costi strutturali (34,2%) e le spese generali (8%) che sommati contribuiscono in maniera più pesante alla formazione del prezzo finale.
Sottolineo, infine, che le cifre sulla presunta forbice tra il prezzo del grano e quello del pane sono state definite da “Mister Prezzi” una “falsità”, proprio in base a queste considerazioni. Per questo è più giusto guardare a quanto hanno pesato gli aumenti di queste voci, prima di parlare. E poi, smetterla di raccontare storie di altri tempi che non interessano più a nessuno e, soprattutto, di far credere che siano i fornai ad arricchirsi a danno dei consumatori”.


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