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venerdì 05 agosto 2005

CALO DELLE VENDITE DEI CARBURANTI: IN CITTÀ E PROVINCIA MENO 10%

Benzina alle stelle e auto in garage? A quanto pare, e visto i dati relativi alla diminuzione dei consumi di benzine, è una tendenza che si sta diffondendo in città e provincia.
Secondo un’indagine telefonica effettuata stamane dalla Confcommercio di Vicenza tra i propri associati, titolari di impianti stradali di carburanti, il calo delle vendite delle benzine, rispetto allo scorso anno, è mediamente del 10%, mentre il consumo di gasolio per auto è rimasto invariato o, in alcuni casi in lieve aumento, come pure il gpl, che sta vivendo un revival per il fatto che permette di girare con l’auto anche in caso di limitazioni del traffico per smog.
L’andamento “vicentino” conferma i dati rilevati a livello nazionale dal Ministero delle Attività produttive, che evidenziano un calo dei consumi delle benzine del 12,4% mentre il gasolio auto registra un aumento dell’2,3% (confronto tra i consumi dell’aprile 2004 e dell’aprile 2005). Quest’ultimo dato positivo si spiega con il fatto che i consumatori italiani continuano ad optare sempre più per le autovetture diesel . Nel 2004 la quota di auto alimentate a gasolio ha superato per la prima volta in Italia il limite del 50% delle nuove immatricolazioni.
Sul fronte prezzi, i dati nazionali confermano un’inarrestabile crescita, che ha ripercussioni su vasta scala, ad iniziare dal commercio e dai servizi, per l’aumento dei costi di trasporto. La benzina verde è, infatti, passata da un costo medio di 1,152 euro al litro nel luglio 2004, a 1,246 euro nel 2005. Il gasolio in un anno è aumentato nel 20% passando da 0,939 a 1,132 euro il litro. Il pieno di benzina costa 3.72 euro in più rispetto al 2004, più caro di 7,56 euro invece quello del gasolio.
Ma il calo delle vendite, secondo i gestori vicentini, non dipende sostanzialmente dal continuo rincaro dei carburanti, quanto, e soprattutto, dal fatto che la gente ha sempre meno soldi nel portafoglio e li spende finché li ha, distribuendoli tra le spese necessarie con sempre più accortezza. Evidente, a tal proposito, è la diminuzione della quantità di rifornimenti nei giorni che precedono l’arrivo del nuovo stipendio: in tale periodo, il più delle volte la quantità di carburante richiesta equivale a 5 o 10 euro al massimo, mentre “il pieno” diventa esclusiva di chi sa di dover percorrere un lungo itinerario. Altra tendenza che preoccupa i gestori è il vistoso calo dell’utilizzo di tutti i servizi collaterali al rifornimento di carburante: il ricorso all’autolavaggio, ad esempio, è diminuito rispetto dello scorso anno del 50%.
A contrastare il calo delle vendite, non bastano nemmeno le varie raccolte punti collegate al rifornimento, che però conservano ancora la loro efficacia, ma meno di un tempo. Stanno, invece riscuotendo un buon successo le promozioni del week end, con cui il cliente riesce a risparmiare fino a 120 lire su ogni litro di benzina se fa rifornimento il venerdì, il sabato o alla domenica utilizzando l’impianto “faidate” di alcune delle principali compagnie di bandiera.
“Se la situazione generale non dovesse in qualche modo cambiare – dichiara Gastone Vicari, presidente dell’associazione provinciale gestori impianti stradali di carburanti FIGISC- Confcommercio – le conseguenze continueranno ad essere pesanti. Per ridurre i prezzi dei carburanti lo Stato potrebbe puntare a diminuire le accise. La fetta più grossa della spesa per il rifornimento, ben il 65%, serve infatti per pagare le tasse allo Stato. Questo sarebbe sicuramente un segnale positivo per tutti, un intervento nella giusta direzione. Ma credo, tuttavia, che la situazione vada vista in tutto il suo complesso, concentrarsi unicamente sui carburanti è limitativo: purtroppo, il problema della crisi dei consumi non tocca solo i benzinai”.

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