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giovedì 09 dicembre 2004

SALDI ANTICIPATI? CI SONO ALTRI PROBLEMI DA RISOLVERE

I saldi devono partire subito, dal 10 dicembre, chiede l’Intesa consumatori.
La risposta del presidente dell’Associazione dettaglianti tessili e abbigliamento della Confcommercio di Vicenza, Renato Corà non si fa attendere: “Al di là della data indicata, che è semplicemente impossibile prendere in considerazione, la proposta va valutata attentamente tanto è vero che Federmodaitalia, la nostra organizzazione nazionale, sta svolgendo un’indagine tra tutti i negozianti per capire se l’anticipo delle svendite di fine stagione può servire in qualche modo ad incrementare le vendite, in una fase in cui molti negozi sono in sofferenza. Che il mercato sia in crisi e la gente non abbia soldi da spendere è un dato di fatto - continua Corà – e non mancano gli appelli ai negozianti in generale, per primo quello del Presidente della Repubblica e poi del presidente di Confcommercio Billè, affinché abbassino i prezzi dei prodotti. Come Federazione nazionale abbiamo accolto questi inviti: su come e quando procedere, bisognerà invece attendere precisi accordi, visto che ogni regione ha una regolamentazione che vieta le vendite promozionali nel mese di dicembre e che fissa la data esatta in cui ogni anno possono partire i saldi. Secondo al normativa vigente, nel Veneto le svendite potranno iniziare il 7 gennaio e terminare il 28 di febbraio 2005”.
“Credo comunque che non sia il caso di perdere di vista la funzione primaria dei saldi – precisa Renato Corà - e cioè di permettere al negoziante, a fine stagione, di vendere a prezzi scontati i capi di fine serie, disassortiti per taglia e colore, di tendenza moda, altrimenti destinati ad incrementare il magazzino. Al di là di questo, i ribassi “estemporanei” fatti al di fuori delle regole già stabilite dalla Regione, creano sostanzialmente confusione nell‘utenza, che non sa più quando e di chi fidarsi”.
“Sul problema dei prezzi – puntualizza poi il presidente Corà - tutti puntano il dito solo ed esclusivamente sul commercio, senza tenere conto che il negozio è solo l’ultima parte della filiera. Nel settore dell’abbigliamento in particolare, l’industria che produce determinati marchi - quelli che garantiscono lo stile e la qualità che il consumatore più attento al giorno d’oggi richiede - pretende dal negoziante l’impegno di acquistare le collezioni un anno prima. E’ una logica questa non più in linea con il mercato; un sistema superato che non regge più.
Non è più possibile pensare che la distribuzione possa garantire il sostegno che il settore tessile necessita per poter continuare a produrre. La nostra proposta in tal senso è sì quella di acquistare con anticipo, ma un assortimento di base, che andrebbe poi completato nel corso della stagione seguendo le tendenze e le esigenze di acquisto del consumatore finale. Solo con un sistema di approvvigionamento meglio strutturato, anche il negoziante, correndo meno il rischio di vedere la merce acquistata con largo anticipo, invenduta e accatastata sugli scafali, potrebbe ridurre il proprio margine di guadagno e quindi il prezzo al consumatore finale durante tutto l’anno. Diversamente lo fa, ma solo perché ha l’acqua alla gola”.

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