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lunedì 06 dicembre 2004

I TABACCAI SCIOPERANO. NIENTE GIOCATE AL LOTTO

I tabaccai stoppano la corsa al fatidico “53” sulla ruota di Venezia. Con la serrata di giovedì 9 dicembre, infatti, proclamata dalla Fit (Federazione Italiana Tabaccai) sarà praticamente impossibile a Vicenza, come del resto in tutta Italia, giocare al lotto il giorno dell’estrazione. E così, chi non si è premunito di giocare martedì deve quanto meno sperare che il “53” aspetti un’altra settimana. “E’ un disservizio, ce ne rendiamo conto – spiega Mario Noale, presidente della Fit-Confcommercio di Vicenza – ma lo facciamo anche e soprattutto per salvaguardare le vincite future dei giocatori del lotto”. La serrata è indetta proprio per protestare contro la Finanziaria che prevede, tra le altre misure, anche di portare dal 3 al 10% la trattenuta delle vincite del lotto, “un autentico disincentivo a giocare” è il commento di Noale. Insomma i tabaccai protestano per delle misure che non andrebbero a colpire esclusivamente la categoria, ma anche gli stessi consumatori, che vedrebbero improvvisamente decurtate le loro vincite e che poi, se fumatori, vedrebbero ulteriormente innalzarsi anche i prezzi delle amate “bionde”.
Le intenzioni del Governo sono infatti quelle di aumentare l’accisa sulle sigarette, i cui prezzi potrebbero, conseguentemente, subire ritocchi che vanno da 0,80 ad 1 euro, insomma quasi duemila delle vecchie lire in più.
“Un vero salasso per i consumatori provocato dal Governo – afferma Noale – proprio in un periodo in cui lo stesso Governo chiede a tutte le categorie economiche l’impegno ad un controllo dei prezzi. E’ paradossale, se si pensa anche ai danni che deriverebbero dall’aumento del contrabbando”. Senza contare, poi, che la Finanziaria prevede un’altra modifica che non piace ai tabaccai: l’istituzione di una terza estrazione settimanale del superenalotto e del lotto, che favorirebbe, secondo la Fit, il gioco clandestino.


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Lo sciopero, dunque, a meno di novità dell’ultim’ora, è confermato, anche perché la Fit ha chiesto uno specifico emendamento da concordare con la categoria e da inserire in Finanziaria, emendamento che è stato sì presentato ma a firma di due senatori e non del Governo. Cosa chiedono, nello specifico i tabaccai? Nient’altro che di rispettare un accordo già preso in sede di discussione della Finanziaria alla Camera: l’aumento dell’accisa sulle sigarette sarebbe stato sostituito da un incremento del gettito attraverso aumenti del prezzo di vendita disposti autonomamente dai produttore, il che comporterebbe una crescita di circa 20 centesimi del costo di un pacchetto. La terza estrazione sarebbe stata contestuale, sia del Lotto che del Superenalotto e non sarebbe avvenuta tutte le settimane, ma secondo un calendario da discutere. Solo a questo punto, considerato il maggiore introito derivante dalla terza estrazione e le maggiori possibilità di vincita dei giocatori, i tabaccai avrebbero acconsentito all'aumento della ritenuta sulle vincite del Lotto, ma non al 10 bensì al 6%. L’accordo prevedeva inoltre la creazione di una 11. ruota nazionale, la reintroduzione dell’estratto determinato e la revisione delle quote per vincite sul terno (da 4250 a 4500 volte), quaterna (da 80mila a 120 mila volte), cinquina (da 1 a 6 milioni di volte), nonché la possibilità di vincere con un solo biglietto fino a 12 milioni di euro (contro gli attuali 516.000).
“E’ evidente che le ragioni della nostra protesta sono tutte a favore del consumatore – dice il presidente della Fit-Confcommercio di Vicenza – e mira a far adottare al Governo criteri di equità sul prelievo fiscale del settore. Perché, ad esempio, invece di toccare sempre l’accisa sulle sigarette, non recuperiamo fondi anche rivedendo l’accisa sugli alcolici? Anche questo abbiamo chiesto, ma per ora senza risultati”. L’emendamento alla Finanziaria voluto dai tabaccai dovrebbe poi contenere il blocco, per quattro anni, di tutte le nuove istituzioni di rivendita e dei patentini nonché l’incremento dell’aggio sul gioco del lotto e sulle lotterie istantanee. La parola ora passa al Governo che dovrà rispondere alle richieste delle quasi 58mila rivendite italiane di tabacchi.

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