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martedì 31 agosto 2004

UN PEZZO DI PANE E UN LITRO DI LATTE. TANTI I VICENTINI RIMASTI A CASA

Complice il gran caldo che, di fatto, non si è visto. Complice il portafoglio, che vive una stagione di magra. Complici perfino le Olimpiadi che, come tutti gli sportivi sanno, vanno gustate sul divano di casa e non nella hall di un albergo. Complice quel che si voglia, ma quest’anno i vicentini sembrano incollati amorevolmente alla loro città. Altro che ferie sotto l’ombrellone!
A parlare, del resto, sono i numeri. Basta poco infatti per calcolare, più o meno approssimativamente, quante famiglie hanno optato per la città nel dopo ferragosto. Come? Guardando al consumo di pane e latte, i prodotti più tipici della tavola italiana.
Fatta cento la produzione nei mesi invernali, infatti, quanti sono i vicentini che ogni giorno si recano nel negozio sotto casa per acquistare la loro porzione di pane fresco e il litro di latte da consumare in giornata?
“Per noi, questi, sono calcoli abituali- commenta Antonio Cristofani, presidente dei panificatori Confcommercio di Vicenza-. E’ importante, infatti, sapere in linea di massima quante rosette o michette sfornare al giorno. Tanto più che quest’anno la situazione sembra migliore degli altri anni. Fino alla settimana scorsa, più del 60 per cento delle persone era ancora in città. E questo senza contare le famiglie rimaste a casa nell’hinterland della provincia, che si stimano essere più del 70 per cento.”
Meno bene parlano però i numeri per questa settimana. Calcolando che ogni vicentino mangia, si è no, 100 gr di pane fresco al giorno (più o meno 1 rosetta e mezza al giorno), delle 162 mila pagnotte sfornate ogni mattina in città, nel mese di novembre, oggi se ne producono all’’incirca 64 mila, circa il 60 per cento in meno. Segno che i vicentini un po’ di ferie le vogliono fare, quest’anno, almeno negli ultimi giorni d’estate.
“Niente di cui potersi lamentare- precisa subito Cristofani-. Una settimana
all’anno è di rito. Ma da lunedì si ricomincia, e a tempo pieno.”
Non diverso, del resto, il risultato che emerge dalla produzione di latte fresco in città e provincia. Tenendo conto, infatti, che secondo una indagine











nazionale, tra le famiglie che portano in tavola latte fresco il 75 per cento hanno in casa bambini e ragazzi al di sotto dei 14 anni, quest’anno a Vicenza sembra essersi trattenuto un buon 30 per cento in più di cittadini rispetto lo scorso anno. “Se teniamo ferma a 100 la produzione di latte nel mese di marzo- spiega Angelo Guzzo, direttore commerciale delle Latterie Vicentine-, luglio si è attestato intorno a un meno 10, e agosto intorno a un meno 25. Una media ottimale, rispetto a quella dell’anno scorso e dell’anno precedente. Per testare l’abitudine allo spostamento dei vicentini, infatti, ci basta guardare la distribuzione di latte sull’Altopiano di Asiago. Nel mese di luglio, non è stata ottimale (benché abbia raggiunto i 32 mila litri), e agosto non si presenta molto diverso. Segno questo che i vicentini quest’anno non si muovono molto da casa.”
Se di una conferma del resto si ha bisogno, è la produzione di gelato in città a svelare il segreto di una Vicenza che in proporzione sembra essere più popolata ad agosto che sotto il periodo natalizio.
“Ogni giorno produciamo dal quintale e mezzo ai due quintali di gelato- spiega Manuela Restiglian, del bar-gelateria Sonia, in corso Palladio-. Una bella media, rispetto agli anni passati, che lascia sperare nella chiusura di una buona stagione”.
Il tutto, quindi, con la buona pace dei vicentini in città, che se all’ombrellone nel mese di agosto hanno detto addio già da tempo, non rinunciano certo alla pallina di stracciatella e al cono alla vaniglia: perché se i turisti le ferie le fanno, e per fortuna anche a Vicenza, almeno il gelato resti una tradizione di casa!

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