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giovedì 01 aprile 2004

BUONI PASTO, I LOCALI NON ACCETTERANNO QUELLI CON COMMISSIONI TROPPO ONEROSE

Sulla questione buoni pasti i pubblici esercizi aderenti all’Ascom di Vicenza passano dalle parole ai fatti. Dopo le prese di posizione contro la richiesta, esosa, da parte delle società emettitrici, di commissioni che arrivano anche al 10 per cento del valore del buono pasto e in attesa di una legge di regolamentazione della materia, che non ha ancora concluso il suo iter, è stata varata una incisiva iniziativa di protesta che ha come epicentro proprio il capoluogo berico. Nell’ultima riunione degli operatori del settore del Comune di Vicenza si è infatti deciso, per superare il problema dell’esosità delle provvigioni, di non accettare più i buoni pasto che prevedono commissioni superiori al 5%. Dal 15 di aprile, dunque, e fino a quando la situazione non cambierà per l’approvazione della legge o per un accordo stretto con le società emettitrici, gli operatori che aderiranno all’iniziativa esporranno un cartello informativo con il quale comunicheranno alla clientela che non verranno accettati determinati buoni pasto.
“E’ un modo, che riteniamo corretto e non lesivo dei diritti dei consumatori, per far sentire la nostra voce a quelle società emettitrici che propongono ai nostri associati condizioni inaccettabili – afferma Lorenzo Rizzi, presidente dell’Associazione provinciale pubblici esercizi Fipe-Confcommercio – Non vogliamo infatti privare tutti i possessori di buoni pasto della possibilità di spenderlo, bensì evitare che bar e ristoranti siano obbligati a rispettare condizioni inique”. In effetti, ogni esercente, sulla base dei contratti stipulati con le società di buoni pasto, riconosce una certa percentuale di sconto, percentuale che dunque può essere diversa da locale a locale. Ciascun aderente all’iniziativa, dunque, controllerà i contratti stipulati e accetterà solo quei buoni pasto per i quali è stato stipulato un accordo che prevede un adeguato costo di commissione, non più del 5 per cento. In tutti gli altri casi comunicherà ai propri clienti, con un apposito cartello, che non potrà accettare il buono pasto, nonostante l’esistenza di una .
Nel corso della riunione si è deciso anche di invitare tutti gli esercenti che stanno per stipulare o rinnovare contratti che prevedono commissione superiori al 5%, a desistere da tale proposito. Chi ha già concluso dei contratti in cui è stabilita la corresponsione di un provvigione con importo superiore al 5% alla ditta emettitrice, poi, è invitato a disdettare gli accordi sottoscritti nei termini previsti dalle rispettive convenzioni.
L’iniziativa vicentina si inserisce in una più generale battaglia promossa dalla Fipe già a partire dallo scorso anno con il “No Ticket Day”, giornata durante la quale, in tutti i pubblici esercizi aderenti all’associazione, non si accettarono i buoni pasto in segno di protesta. L’azione di pressione della Fipe si è concretizzata in un supporto tecnico per l’elaborazione di un disegno di legge che finalmente regolamenti il settore, riportandolo a condizioni contrattuali più eque.
I punti salienti della proposta Fipe – che è stata accolta favorevolmente da alcune tra le più importanti società del settore – prevedono l’impegno, da parte degli emettitori di buoni pasto, ad assicurare certezza dei tempi di pagamento, garanzia di solvibilità e condizioni di erogazione maggiormente sostenibili..
“Nel frattempo – conclude il presidente Rizzi – abbiamo deciso di sospendere l’accettazione, da parte dei locali, dei buoni pasto che prevedono sconti esosi. E’ chiaro però che per risolvere completamente i problemi di questo mercato servono regole certe e per tutti, regole che vanno introdotte al più presto”.


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