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venerdì 01 luglio 2011

“IL CONTAMESI” DEL 1. LUGLIO 2011.
IL PARADOSSO DEI RIMBORSI POST ALLUVIONE CHE METTONO IN DIFFICOLTA’
LE AZIENDE
Comunicato del 1. luglio 2011

“Più di qualche imprenditore e di qualche cittadino, dopo aver perso tutto o quasi, ora rischia anche di perdere la speranza di percepire un adeguato rimborso che gli consenta, veramente, di ripartire e di superare l’emergenza dopo otto mesi dall’alluvione del giorno di Ognissanti. Siamo davvero alle prese con  una situazione paradossale, che si sta verificando senza che dalle istituzioni preposte siano finora giunti segnali positivi: anzi l’unica risposta è stato il dimezzamento dei fondi disponibili per pagare i danni agli alluvionati”.
Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza commenta così il nuovo fronte sul quale l’Associazione si sta impegnando, da alcune settimane: quello di far chiarezza sui tanti nodi che stanno “venendo al pettine” relativi alle Ordinanze sui rimborsi, soprattutto dopo il cambio di rotta dell’ultimo provvedimento governativo, che ha fissato, tra l’altro, un tetto di 30mila euro per liquidare i danni ai beni mobili registrati e non.
E mentre i cantieri impegnati per il ripristino delle condizioni minime di sicurezza sul territorio stanno lavorando in tutta la provincia - come certifica l’ultimo, aggiornato, Contamesi emesso dall’Associazione per monitorare lo stato di avanzamento degli interventi anti-alluvione – l’attenzione si sposta proprio sul capitolo rimborsi.
“C’è grande preoccupazione da parte delle aziende alluvionate, che hanno ben capito, dopo l’ultima Ordinanza Berlusconi, l’intenzione del Governo di chiudere i cordoni della borsa – spiega il presidente Rebecca –. In alcuni casi gli imprenditori stanno considerando la possibilità di bloccare acquisti e interventi di ripristino per paura di non ricevere le cifre inizialmente promesse. D’altronde – incalza il presidente Rebecca – come dar loro torto? C’è chi si è già esposto economicamente e si ritrova, ora, a fare i conti con rimborsi inferiori a quelli indicati nella prima Ordinanza, così come non mancano i casi di imprenditori che, dopo l’alluvione, non riescono a “rialzarsi”, perché i rimborsi aiutano veramente solo chi ha una consistente disponibilità finanziaria”.
Sembra paradossale, ma in effetti è così: per accedere ai fondi pro alluvionati, infatti, non basta certificare il danno subito in merci, attrezzature, mobilio ecc. servono anche le fatture degli acquisti e degli interventi effettuati per ripristinare l’operatività dell’azienda. In sostanza si chiede all’imprenditore di mettere sul piatto fin da subito i soldi necessari e attendere poi, i rimborsi, quando e se arriveranno. C’è allora chi si è “arrangiato” con i primi anticipi erogati dai comuni ed ora però, in un periodo certo non roseo per le vendite e mentre sta ad esempio già pagando mutui e finanziamenti, si trova a dover affrontare altri investimenti senza avere  la liquidità sufficiente: l’azienda entra così in un circolo vizioso dal quale è difficile uscire.
C’è poi, ad esempio il ristorante che ha già speso 50mila euro per sostituire il banco frigo ed ora dovrebbe anche acquistare nuovi  tavoli, sedie e scaffalature con la possibilità, molto concreta, di vedersi tornare solo 30mila euro per il nuovo “tetto” di rimborso stabilito sul mobilio.
C’è l’agente di commercio, ma anche molti comuni cittadini, che ha perso l’auto nel garage alluvionato e ha pensato bene, per non spendere i soldi di un difficile recupero nel sotterraneo allagato, di cederla a qualche officina o a qualche importatore estero. In questi casi la Regione applica la norma alla lettera e non rimborsa nulla perché non c’è stata alcuna rottamazione.
C’è l’azienda che ha perso numerosi autoveicoli totalizzando danni consistenti: prima dell’Ordinanza Berlusconi poteva contare sul 75% di rimborso, ora riceverà 30mila euro con il quale potrà comprarsi al massimo un furgone.
“Traspare chiaramente da questi casi – conclude il presidente Rebecca – l’intenzione delle istituzioni di contenere i rimborsi per far bastare i fondi dimezzati e se questo, alla fine, manderà sul lastrico qualche cittadino o qualche impresa saranno considerati effetti collaterali. E’ chiaro che la “coperta è fin troppo corta” anche per chi, come il Presidente Luca Zaia, si sta impegnando con serietà e abnegazione sul fronte post-alluvione. Sarebbe allora il caso che il Commissario alzasse la voce con il Governo, e non accettasse a capo chino delle decisioni umilianti per tutti coloro che, dopo l’alluvione, hanno invece subito rialzato la testa ed ora si ritrovano, oltre che  danneggiati, anche beffati”.

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