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giovedì 24 marzo 2011

SUL PTCP E SUL CIS NESSUNA CONFUSIONE, MA LA CONSTATAZIONE
CHE L’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE CONTRASTA SOLO A PAROLE L’ULTERIORE INSEDIAMENTO DI GRANDI STRUTTURE
DI VENDITA
Comunicato del 23 marzo 2011

“Sul Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e sul Cis di Montebello non abbiamo fatto nessuna confusione. Caso mai abbiamo capito le intenzioni della Provincia di Vicenza fin troppo bene: la verità è che hanno studiato una norma “gattopardesca”, che finge di cambiare tutto per non cambiare nulla, lasciando intatte la possibilità di insediare grandi strutture di vendita in un territorio già saturo”. Sergio Rebecca, presidente della Confcommerio di Vicenza replica alle prese di posizione, sia dell’Amministrazione Provinciale sia del presidente di Cis Spa Galdino Zanchetta, pubblicate in questi giorni sulla stampa locale in merito al Ptcp e all’area commerciale di 80mila metri quadrati prevista nell’ex zona logistica di Montebello Vicentino.
La questione, per Confcommercio, è capire se al di là delle formalità burocratiche e delle intenzioni di principio, alla fine, una volta che la Provincia avrà approvato il Ptcp in discussione domani 24 marzo, sarà ancora possibile insediare nel Vicentino decine di migliaia di metri quadrati di superfici destinate alla Gdo, scompaginando, di fatto, la rete commerciale dei centri storici, aumentando i flussi di traffico e il conseguente inquinamento, depauperando un territorio già di per sé fortemente cementificato.
E la risposta a questa domanda, constata Confcommercio Vicenza, è sì: questo Ptcp, a meno di modifiche dell’ultima ora, non ferma le “cattedrali commerciali nel deserto”, tanto meno ferma il mega centro commerciale potenzialmente realizzabile al Cis.
Non lo fa, innanzitutto, perché il Piano salva tutte le decisioni prese in passato dai vari Prg comunali, che non vengono messe minimamente in discussione e che già prevedono la realizzazione di ampie cubature commerciali al di fuori dei centri urbani. Ma ciò che più sconcerta Confcommercio è la mancanza di chiarezza sul futuro, perché se da un lato il Ptcp afferma di voler tutelare i centri storici e il piccolo e medio commercio, dall’altro non prevede efficaci strumenti per rendere concrete alcune affermazioni di principio contenute nelle premesse del Piano.
Un esempio concreto viene proprio dal “caso Cis”. Il PATI (Piano di Assetto Territoriale Intercomunale) già approvato tra Gambellara, Montebello, Zermeghedo e Montorso - in copianificazione con Regione e, va sottolineato, con la stessa Provincia -prevede non solo la possibilità di realizzare il centro commerciale del CIS, ma, da un lato, ne demanda l'attuazione alla sottoscrizione di un accordo di programma tra la Regione, la Provincia e il Comune di Montebello e, dall'altro, ad un PATI tematico commerciale. Quindi, di fatto, osserva Confcommercio, l’Amministrazione Provinciale ha già dato l'assenso alla previsione del centro commerciale nell’ex area Cis ed ora, con il Ptcp, si limita solo a coordinarne le modalità per la sua realizzazione.
“Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – interviene il presidente Rebecca – si introduce per l’area Cis un “fumoso” strumento di coordinamento tra i comuni che insistono sulla SR11: un generico Piano Direttore di poca efficacia, una “foglia di fico” con cui si vuol coprire la dubbia operazione, messa in atto dagli enti pubblici soci del Cis, di espropriare terreni a privati pagandoli come area a destinazione logistica, cederne la metà ad altri privati per scopi che nulla avevano a che fare con l’operazione iniziale e poi consentire un cambio di destinazione degli stessi, che comporta un ampio plusvalore anche ai “fortunati” operatori economici coinvolti”. Ben diverso, secondo Confcommercio, sarebbe stato prevedere - come “paletto” per l’insediamento di una grande struttura commerciale nell’ex area Cis - la redazione di un Pati Tematico tra tutti i comuni interessati dal progetto Vi.Ver (dunque anche territori fin’ora non coinvolti nelle decisioni su tale progetto, ma che subiranno comunque gli influssi di questa scelta): così facendo, oltre al necessario accordo tra gli enti, si sarebbe imposta la necessità di definire adeguate compensazioni per i comuni vicini a Montebello; un esborso economico, questo, che renderebbe meno conveniente l’intera operazione.
“Meglio ancora sarebbe stato – afferma Sergio Rebecca – prendere atto che nel Vicentino non c’è davvero più spazio per la grande distribuzione, perché il dato incontrovertibile e sotto gli occhi di tutti è che esiste già un profondo squilibrio a favore delle medie e grandi strutture, una situazione che mette in sofferenza il fondamentale servizio di vicinato garantito dai piccoli negozi. Questo fatto lo abbiamo ribadito più volte a chi di competenza e mi sorprendono le recenti affermazioni del presidente di Cis Spa Zanchetta, che dice di non aver ricevuto spiegazioni sul perché siamo contro la destinazione commerciale al Cis. Forse è il caso che si faccia illustrare i termini della questione da chi lo ha nominato, vale a dire dalla Provincia che è anche il suo socio di maggioranza”.
E se il Cis è forse il caso più eclatante di come il Ptcp non sia in grado di bloccare la grande distribuzione in provincia, perdendo dunque un’occasione essenziale per salvaguardare il territorio e la rete distributiva esistente, non mancano altri elementi di criticità. Cosa vuol dire, infatti, l’affermazione della Provincia secondo la quale a Vicenza “non è previsto alcun insediamento di grandi aree di vendita se non per interesse pubblico”? “E’ un principio, anche in questo caso, assai ambiguo – conclude Sergio Rebecca - perché non mancano gli esempi di comuni che barattano l’insediamento di grandi superfici di vendita con la realizzazione di opere di pubblica utilità. La norma dovrebbe essere, invece, ben più precisa, per evitare che in futuro qualcuno scambi la realizzazione di una rotatoria, di un pezzetto di pista ciclabile o di un parco giochi con l’ennesima grande struttura di vendita, di cui non si sente assolutamente il bisogno”.

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