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lunedì 14 novembre 2005

SALVAGUARDIAMO IL NOSTRO PANE

In quella che è già stata definita “la guerra del pane”, che vede contrapposte una ditta di panificazione di Schio e la Camera di Commercio di Vicenza, scende in campo, a fianco di quest’ultima, l’Associazione provinciale panificatori della Confcommercio. Il presidente provinciale Antonio Cristofani, facendosi portavoce delle reazioni dei colleghi, non tarda a portare le ragioni di una categoria che, oltre ad essere impegnata quotidianamente nella produzione e nella vendita di questo principale alimento, porta avanti un’azione finalizzata alla tutela del pane e delle lavorazioni tradizionali che si tramandano da generazioni.
“Oggi moltissimi forni hanno la loro piccola rivendita annessa che spesso trova il suo fondamento economico proprio sulla panificazione – spiega il presidente Antonio Cristofani-. L’apertura indiscriminata ai grandi produttori farebbe perdere tale fondamento, con il rischio inevitabile di provocare la chiusura di quei piccoli negozi che si occupano quotidianamente della vendita del pane prodotto. Il risultato sarebbe la perdita di tanti punti vendita di vicinato, ovvero di quei negozi che garantiscono al cittadino un servizio di prossimità nei centri storici, nei quartieri e nei paesi più piccoli. Non dimentichiamoci poi che è in gioco soprattutto la presenza sul mercato delle attività tradizionali, artigianali della panificazione, quelle cioè che si rifanno a tecniche che la grande industria non attuerà mai. Anche certi sapori tipici del pane andranno perduti. E’ questo che si vuole?”
“In Francia – continua Cristofani – la strada della liberalizzazione è già stata percorsa e ha portato distorsioni e vuoti di servizio anche notevoli. A questo punto c’è da chiedersi se, in nome di una discutibile “modernità”, dobbiamo fare nostre, sempre e comunque, tutte le esperienze che provengono dall’estero, o se invece non sia il caso di valutare attentamente la situazione e pensare cosa sia meglio per la nostra realtà, che è ben diversa da quella sulla quale il legislatore comunitario ha fondato il suo principio liberizzatorio”.
Anche sull’assunto “liberalizzazione uguale prodotto meno caro” i panificatori Ascom hanno qualcosa da puntualizzare: “Il pane – sottolinea Cristofani - è un alimento che esprime al meglio le sue caratteristiche di fragranza, sapore e di genuinità se alla base vi è una selezione nella materia prima e si eseguono le fasi tipiche della lavorazione rispettando determinati ritmi. C’è, quindi, pane e pane, e pertanto il fattore prezzo è solo uno degli elementi in gioco”.
“L’attuale disciplina nazionale – conclude il presidente dei panificatori Ascom - limitando di fatto l'insediamento della strutture di grandi dimensioni, ha garantito nelle città, nei quartieri e nelle zone più disagiate, la presenza del panificio di " prossimità", salvaguardando realtà che mantengono un buona distribuzione di punti vendita sul territorio. Per questo, e per poter continuare a mantenere vivo un settore importante dell’economia locale, i panificatori Ascom auspicano un'azione ferma da parte della Camera di Commercio che possa continuare a garantire la legittimità e l'applicabilità di quella che è e rimane una legge dello Stato”.

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